Il significato attribuito alla famosa frase di Massimo D’Azeglio, “fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani”, è universalmente intesa come l’auspicio di unire il popolo italiano nella consapevolezza di essere una nazione con “una lingua comune, una storia comune e una religione comune”. È a mio avviso ancora attuale il problema di “unire” sotto una sola bandiera il popolo italiano. La festa del 25 aprile dovrebbe essere “per tutti” il simbolo di unità della nazione. Silvio Berlusconi, da presidente del Consiglio dei ministri, nello storico discorso che tenne ad Onna il 25 aprile del 2009, usò parole inequivocabili di conciliazione nazionale che avrebbero dovuto definitivamente archiviare la “guerra civile” post Seconda guerra mondiale. A risentire il discorso tenuto dal presidente di Forza Italia quattordici anni fa, in Abruzzo, ci si rende conto della visione e della lungimiranza di uno dei più grandi statisti dell’Italia repubblicana. Eppure quando il centrodestra vince democraticamente le elezioni politiche e assume il diritto-dovere di governare il Paese si scatenano i cosiddetti custodi della democrazia e della nostra Costituzione “antifascista”.
Il Partito democratico, almeno nella sua componente che è l’erede diretta del Partito comunista italiano, dà patenti di democrazia alla destra senza aver mai fatto i conti con il proprio passato. I partigiani rossi comunisti aspiravano a fondare in Italia, dopo la liberazione, la “democrazia del proletariato” per far parte dell’area d’influenza dell’Unione Sovietica, e non una democrazia di stampo occidentale. Gli italiani sono in larga maggioranza stanchi di una sterile e faziosa disputa retorica e hanno capito da tempo che le polemiche sul 25 aprile sono strumentali ad avversare un esecutivo legittimato da elezioni democratiche. La diatriba viene magistralmente orchestrata dai politici di sinistra e amplificata dalle “penne rosse” in servizio permanente effettivo su tutti i media. Ogni volta che c’è un governo di centrodestra, in prossimità della festa della liberazione, si scatena la caccia al politico che esprime concetti suscettibili di essere censurati dai “sinceri democratici”. All’uopo vengono intervistati quei politici di destra che per essere “legittimati” si sono dimostrati propensi ad abiurare alle loro stesse idee. Il risultato è stato quello di scomparire dalla scena politica. Gli utili idioti!
Aggiornato il 26 aprile 2023 alle ore 09:41