Renzi-Calenda: divorzio all’italiana

Volano gli stracci tra Matteo Renzi e Carlo Calenda e volano in pubblica piazza attraverso i social e le agenzie. Insomma quattro gatti, quelli di Italia Viva e Azione, non sono capaci di chiudersi in una stanza e darsele di santa ragione, sentendo invece il bisogno di mandarsi a defecare a mezzo stampa.

Premettiamo che per una questione di soldi – altrimenti detta agibilità politica per nobilitare il concetto – i gruppi parlamentari in comune tra i due partitini verosimilmente non si scioglieranno perché altrimenti sarebbe una catastrofe in termini di fondi.

Già, i soldi, quel vile denaro sul quale si litiga quando i matrimoni vanno a picco, quella corsa ad arraffare il più possibile lasciando il proprio partner in mutande per il gusto di vederlo sofferente e pubblicamente umiliato a causa di una amore mai nato e di un rancore accumulato.

Volendo invece indagare le cause del deterioramento del rapporto, esse sono da rinvenirsi nella famosa sindrome da matrimonio di interesse: facile andare d’accordo quando si pensa di avere una prospettiva comune vincente almeno tanto quanto è facile litigare quando i sogni di gloria naufragano miseramente sotto i colpi di una squallida realtà.

Carlo e Matteo si sono messi insieme pensando che ci fosse uno spazio di agibilità politica al centro, una prateria sterminata da conquistare a danno di un arco costituzionale composto da partiti incapaci di esprimere una posizione moderata. Nel frattempo si sono invece verificate due variabili difficilmente prevedibili ex ante: la svolta moderata del Governo Meloni che è riuscito a conquistare la cosiddetta pancia democristiana del Paese e una successiva svolta radicale a sinistra che ha bipolarizzato nuovamente lo scontro politico stritolando ogni margine di manovra alternativo.

Schiacciati da uno spazio politico angusto, è scattato il “si salvi chi può” con annesso addebito reciproco delle responsabilità: infedeltà, taccagneria, scarsa voglia di fondersi in un unico soggetto politico, fregatura premeditata, mania di protagonismo e chi più ne ha più ne metta.

Il tutto mentre nelle segrete stanze dei leader in questione emerge solo una diversa idea di exit strategy: per Carlo Calenda la soluzione è fagocitare lo spazio renziano pensando così di riuscire a sopravvivere mentre per Matteo Renzi l’unica alternativa è rimettersi in proprio e tentare di sfruttare con rapidità la prima occasione utile che capiterà a tiro (che si tratti di riavvicinamento al centrosinistra o di opa ostile su Forza Italia). L’unica certezza è che non ci sono ancora certezze nell’orizzonte percepito dai due leader: potrebbe non essere stata detta la parola fine a questo rapporto e può darsi che emerga per entrambi la più concreta necessità di convivere sotto lo stesso tetto facendo vite parallele. L’unica cosa abbastanza certa è che in questa storia la politica e l’ideologia non c’entrano un fico secco.

Aggiornato il 15 aprile 2023 alle ore 11:27