Il mistero della segreteria Schlein

I democratici si sono tutti adeguati all’indomani dell’elezione di Elly Schlein a segretario del Pd: nessuno ammette d’aver votato per Stefano Bonaccini, tutti si dichiarano sostenitori di Elly novizia del Partito democratico con appena sei mesi d’anzianità di tessera. L’ipocrisia pare stia toccando vette inusitate, e “le dichiarazioni della nuova segreteria del Pd rappresentano la fine di ogni possibilità di coesistenza tra le due anime fondative del Pd: quella di sinistra, indegna erede del Pci, e la democristiana di coloro che provenivano dall’esperienza di Ppi e Margherita” confessa Jean Paul de Jorio (avvocato e ricercatore di materie giuridiche) mentre sorseggia una bibita.

Di fatto i cattolici hanno preso l’ennesimo abbaglio, soprattutto hanno confuso la “democrazia interna” (fatta di correnti e congressi) della vecchia Balena Bianca col “centralismo democratico” di leninistica memoria. Di fatto Elly Schlein è stata eletta con l’aiuto dei pochissimi che gestiscono l’affare Pd: partito con scarsi iscritti ma referente italiano delle multinazionali che sovvenzionano i lobbisti nelle sedi dell’Unione europea come nella torbida cooperazione (i casi Panzeri, Kaili e parenti di Soumaoro non sono isolati).

Jean Paul de Jorio si era iscritto al Pd anni prima di Elly Schlein: de Jorio era il segretario del “Circolo Tematico di Politica estera Aldo Moro”, ed aveva raccolto più iscritti di tutti gli altri circoli afferenti alla federazione romana del Pd. Tutti tesseramenti nel mondo del lavoro, delle professioni e dell’impresa, insomma la cosiddetta “società civile”. Il tesseramento fatto da de Jorio non ha riscosso le simpatie dei vertici democratici, anzi è stato visto come un pericoloso tentativo democristiano d’occupazione del partito: ma questo lo ascolterete nei prossimi giorni in una video intervista rilasciata a L’Opinione delle Libertà.

Quello che invece sarebbe utile capire è come possa la signora Schlein aver soffiato la segreteria a Bonaccini: i dubbi sono tanti, e conoscendo gli avvocati del Pd è il caso di non esternare i tanti sospetti. Anche perché i vari Zingaretti e Ruberti non confesserebbero mai con quale magia è stata eletta Elly.

Certo è che il diffuso senso di non partecipazione elettorale che pervade gli occidentali (soprattutto gli italiani di oggi) non si sarebbe manifestato solo alle ultime politiche ma, soprattutto, alle “primarie del Pd”. E si fa sempre più larga la convinzione che il potere garantisca, con ogni mezzo, l’elezione di pedine gradite ad élite bancarie, finanziarie, internazionali. Insomma la vecchia storia che il voto sarebbe in una certa misura pilotato.

Chi scrive ricorda d’aver sentito queste favole per la prima volta da un contrabbandiere di Fasano intorno al 1976: il tipo era adirato con un suo amico, e lamentava di non essere considerato per i “lavoretti statali” ma solo per cose di motoscafo, sigarette e fughe in auto. Secondo il soggetto (relativamente attendibile) alcuni funzionari di ministero pare usassero come manovalanza, per sostituire le urne in alcuni “seggi utili”, contrabbandieri pugliesi e fidati uomini delle cosche calabresi. Il giochetto era noto a tanti omertosi della Prima Repubblica che, per correttezza, precisavano attuarsi in uno scarso trenta per cento dei seggi italiani, e solo per garantire una certa rappresentanza istituzionale gradita al potere. Certo è che quel Pci scampato a Tangentopoli nei conciliaboli di potere ci stava eccome. Queste faccende si narra siano arrivate anche all’orecchio del regista Gabriele Salvatores che, da buon meridionale, avrà certamente ascoltato le vecchie litanie sul voto pilotato fin dalle prime elezioni, con l’aggiunta dell’adagio “i seggi, con relativa conta, sono un teatrino che devono fare per far vedere che c’è libertà, democrazia”. E qualcuno aggiungeva “poi nella camera oscura del Ministero, di un fantomatico seggio centrale, dividono col bilancino secondo chi torna utile far eleggere... ed in qualsiasi partito”. “Secondo il peso economico o mafioso?” domandava ingenuamente l’uomo di strada; ed il potere ribatteva “tu l’hai detto”, puntando indice accusatorio e sguardo torvo sullo sprovveduto cittadino (o suddito). Secondo questa vulgata, ieri sarebbero spariti milioni di voti, frullati e divisi tra Diccì e partiti vari. Vecchie leggende, ascoltate anche da Salvatores prima di lavorare al film Sud, narrano attraverso “radio fante” che più di settantacinque anni fa gli americani conoscessero chi gestiva il “voto utile”. Salvatores, approfittando della confusione del 1993, racconta nel suo “Sud” lapertura dei seggi elettorali in un piccolo centro del Mezzogiorno d’Italia: è una calda domenica primaverile, e la tranquillità elettorale viene turbata dallirruzione di tre cittadini italiani ed un eritreo; tutti disoccupati e intenzionati, armi alla mano, ad occupare la scuola che ospita le votazioni. Il caso vuole che nella sede del seggio vi sia anche la figlia di un onorevole. Gli occupanti rinvengono nel seggio una scheda truccata, prova lampante dei brogli storicamente messi in atto. Nel film inizia una trattativa tra gli occupanti, intenzionati a resistere ad oltranza, e le forze dell'ordine che alla fine sgombereranno la scuola dai quattro. In tanti ricordiamo la pellicola per la colonna sonora “Curre curre guaglio’”, che riassume un po’ la vita di tanti di noi. Nella scena finale Salvatores lascia che la scheda truccata venga consegnata ai Carabinieri: ovviamente una mera licenza poetica, un sogno. Vulgata dice che in certe zone del Sud siano state sostituite intere urne: mitologia? Non ci è dato sapere tutto.

Ma questa pratica piaceva a tutti? E il Pci non era forse come la Diccì in tantissime plaghe d’Italia? E se certe cose si narra siano avvenute alle elezioni politiche ed amministrative, allora cosa volete che siano le primarie... roba da apprendisti.

L’omicidio di Peppone

L’entusiasmo per l’elezione di Elly Schlein ha fatto passare sotto traccia (anzi ha volutamente taciuto) la morte d’un suo storico nume tutelare: Peppone, contadino operaio e per più d’ottanta anni sindaco simbolo della governabilità comunista; di quel modello emiliano costruito sulla difesa dei diritti dei lavoratori, sul diritto alla casa di proprietà per l’operaio e della terra ai contadini (il Pci Togliatti non ha mai parlato d’eliminazione delle proprietà privata, il Pd della Schlein invece ne fa una bandiera). Benessere diffuso, basato sui sacrifici, che faceva di Peppone l’emblema della lotta sindacale. A far sparire le spoglie mortali del trinariciuto in camicia rossa a quadroni, baffoni, cappellaccio e mani callose hanno provveduto circa un milione di seguaci di Fedez e Rosa Chemical che alle primarie del Pd hanno votato Elly Schlein segretaria. Il Pd della “segretaria cià cià cià” prende così il posto nella musica popolare del ben più serio “compagni dai campi e dalle officine prendete la falce, portate il martello, scendete in piazza...”. La Schlein ha scelto che proprio la piazza non sarà più fatta di operai e contadini, ma sarà sempre un festoso Gay Pride. Perché la sua missione sarà difendere i diritti di questi ultimi, soprattutto garantendo che in ogni dove si possano celebrare “gendrimoni” (matrimoni gender) interspecie ed intergenere: per assurdo un ricco stravagante animalista per salvare un cinghiale dall’abbattimento potrà contrattualizzare d’averlo sposato, stesso discorso per un topo da salvare dalla derattizzazione od un pesce dalla padella. Garantendo all’animale una vita dorata nell’umana comunità. Vien da pensare che i comunisti veraci si siano astenuti dalle primarie, forse schifati dal giro di mazzette intascate a Bruxelles da rappresentanti europei di una sinistra che promuoveva regolamenti nemici del lavoro e dei lavoratori: le famigerate normative europee partorite su spinta di lobbysti al soldo di multinazionali. A rimetterci è stato l’ultimo comunista col sopracciglio alla Luigi Longo, al secolo Stefano Bonaccini: un politico serio e di professione, mica come la Schlein che ha solo sei mesi d’anzianità di tessera Pd.

Un amico, vecchio stalinista, mi ha fatto notare che quando c’era Palmiro Togliatti alle tipe come la Schlein pagavano una vacanza premio in Unione Sovietica, garantendosi che dal freddo siberiano non facesse più ritorno: del resto negli anni Cinquanta non s’ebbe più notizia di tanti italiani che, dati per reduci dal fronte russo, non fecero più ritorno, e nemmeno di certi comunisti italiani partiti per Mosca e scomodi al “centralismo democratico” di Togliatti. L’imbarco di questi ultimi veniva anche festeggiato, poi più nessuna notizia. Ma Stalin ha perso e, dopo più d’ottanta anni, ha vinto il fantasma di Lev Trockij, che in comune con Elly Schlein ha tutto, persino ancestrale parentela.

Certo ai tempi di Baffone non sarebbe potuta esistere una Schlein segretario del Pci: i sicari di Stalin inseguirono Trockij fino a Città del Messico, per eliminare con lui il germe delle sue idee. Qualche anno dopo Fidel Castro ebbe a dire, in osservanza a Mosca, che il comunismo non è trotzkijsmo (o trockismo, come dicono i compagnucci filoamericani). Perché Elly Schlein ha in comune con  Trockij anche la visione liberal statunitense. Non è un caso che Stalin avesse persino sospettato il “compagno Lev” (decaduto “commissario del popolo”) di essere una spia americana. La Schlein sgombra ogni dubbio ed imbarazzo, ammettendo la sua fluidità culturale e che, anche se fa politica in Italia, è una cittadina statunitense naturalizzata svizzera, figlia di Melvin Schlein (amico di Soros e compagni) e nipote di Agostino Viviani, l’avvocato e politico socialista che difendeva gratuitamente operai e contadini.

Ma la Schlein di oggi è più espressione del Soros e Davos pensiero che del partigiano Viviani, infatti lotterà per l’abolizione della “proprietà privata” e perché i beni immobili vengano conferiti al fondo Onu che provvederà a pagare elettronicamente la “povertà sostenibile” (reddito universale di cittadinanza). La segretaria crede che il primo fattore d’inquinamento sia il lavoro umano, il fattore antropico, quindi sogna una società di contemplativi col frigo pieno di grilli. Sogna una natura senza uomo, con una telecamera che registri tutta la vita in un computer, certificando che dopo l’estinzione dei figli di Adamo ed Eva tutto è andato meglio. Per raggiungere il risultato saranno necessari profilatura totale di ogni individuo, digitalizzazione completa della società, estinzione e virtualizzazione della moneta, abolizione del lavoro classico, fine della proprietà. Il Pd della Schlein è di fatto una setta gender ambientalista, una sorta di Wwf antropofago. Ecco perché vogliamo capire chi l’ha eletta segretaria.

Aggiornato il 06 marzo 2023 alle ore 18:40