Applausi a Giorgia: anche da sinistra

C’è chi corre a mettere per primo – o per prima – i like sui social. E chi adesso, anche da sinistra, sfoggia apprezzamenti all’indirizzo di Giorgia Meloni. Strategia della distensione? Operazione simpatia? O, più semplicemente, la presa d’atto che il presidente del Consiglio sta portando avanti delle decisioni – per quanto coraggiose – in linea con il programma dell’Esecutivo.

Accantonato il pericolo fascista – allarme che ormai ha un suono fioco dalle parti del Pd e dintorni – adesso sembra che gli attestati di stima nei confronti del premier stiano tenendo banco pure all’interno dei dem, il cui dibattito interno (ed è tutto dire) è alle prese con le primarie per individuare il prossimo segretario. Dopotutto il capo del Governo, alle chiacchiere, preferisce il fare. E tale voce del verbo, in qualche stanza, risulta una novità.

Così Enrico Letta al New York Times assicura che Meloni “è stata meglio di quanto ci aspettassimo”. Mentre Stefano Bonaccini sottolinea: “Meloni non è una fascista, è una persona certamente capace”. Anche Paolo Gentiloni, come riportato sul Tempo, ospite di Lilli Gruber su La7 sostiene: “C’era attesa di un Governo italiano molto aggressivamente antieuropeo. I primi mesi hanno fatto ricredere chi aveva questi timori. È vero che, almeno fin qui, il Governo ha preso decisioni molto importanti e utili”. E Carlo Cottarelli, senatore ed economista, al Corriere della Sera, in tema di Superbonus nota: “Premesso che parlo a nome mio e non del Pd, dato che tra l’altro non sono iscritto, la mia risposta è sì: il Governo ha fatto bene. Era un’esagerazione, chiaramente c’era la necessità di sostenere il settore delle costruzioni e si dovrà ancora intervenire, tenendo conto che abbiamo il problema del rinnovamento dei nostri edifici. Però un bonus al 110 per cento che poteva essere utilizzato con la cessione è una modalità troppo generosa e troppo costosa per lo Stato. Su mia iniziativa la commissione Finanze del Senato ha avviato un’indagine conoscitiva sui crediti di imposta”.

Allora, sviolinate per Giorgia. Che, a pragmatismo, ancora è in testa al gruppo. E se questi sono i competitor, come si dice a Roma, “daje a ride”.

Aggiornato il 21 febbraio 2023 alle ore 17:27