Riforme: quelli che vogliono il premierato

Fra le pagine chiare e le pagine scure dei risultati delle ultime elezioni regionali (quelle di Lazio e Lombardia, per intenderci), per quanto si voglia leggere tra le righe, il dato finale vede la vittoria del centrodestra. E, in entrambe le Amministrative, pur con percentuali diverse, Fratelli d’Italia ne esce come il partito con il più alto indice di gradimento, sia all’interno della stessa coalizione che – ovviamente – rispetto agli altri competitor, ormai alla ricerca di un’identità (o verginità) perduta.

Premessa debita, questa, che apre il ragionamento sul fronte delle riforme costituzionali: per settimane, anche sulla scorta delle dichiarazioni dei diretti protagonisti dell’Esecutivo, tiene banco il balzello del Presidenzialismo, a volte alla francese, altre all’americana. Ora, a quanto pare, prima di modellare un qualcosa che rischi di assomigliare a un’anatra zoppa, nella proverbiale via di mezzo – o di fuga, dipende dai punti di vista – vede prendere corpo l’ipotesi del premierato. Soluzione, questa, che ha margini importanti per registrare un alto indice di gradimento anche in alcune frange dell’opposizione.

Senza dubbio, FdI strizza l’occhio all’eventualità. E non potrebbe essere altrimenti, visti proprio i risultati delle Regionali, con un astensionismo ormai con la “A” maiuscola. In tali condizioni, con il Presidenzialismo si rischierebbe di eleggere un soggetto – come fa notare pure il Sole 24 Ore, nell’articolo a firma Emilia Patta – espressione di una netta minoranza. Un Presidenzialismo che, se attuato, porterebbe pure a un’altra novità: quella di un Capo dello Stato non più super partes. E tale soluzione, almeno per chi è al timone del Paese, è avvertita con un sapore decisamente amaro.

Come detto, la minoranza non disdegna il premierato: nel plotone troviamo il Terzo Polo ma anche qualche fetta del Partito Democratico. Giorgia Meloni, da un punto di vista politico, ha così l’occasione di poter arrivare a dama, convogliando più schieramenti, senza lasciare da parte la questione della Bicamerale. Certo, avrà il suo da fare per tenere a bada gli alleati (più Lega di Forza Italia, viene da pensare) ma si sa: l’onda lunga, adesso, è a favore di FdI. In fondo, finché la barca va, bisogna lasciarla andare.

Aggiornato il 17 febbraio 2023 alle ore 16:49