Meno male che Giorgia c’è

Silvio Berlusconi torna alla carica con una delle sue uscite imbarazzanti e decisamente poco ortodosse, almeno rispetto alla linea programmatica del Governo e alla credibilità internazionale dell’Italia. Dopo l’uscita infelice a pochi giorni dalle recenti elezioni regionali, in cui il Cavaliere sosteneva che Vladimir Putin fosse contrario alla guerra e che la colpa fosse tutta di Volodymyr Zelensky, di nuovo il leader azzurro torna a gettare fango sul presidente ucraino, dicendo che se fosse stato lui il premier non sarebbe mai andato a incontrarlo, perché se non avesse attaccato il Donbass la guerra non ci sarebbe stata. Pertanto – sostiene Berlusconi – il giudizio sull’operato del leader ucraino è molto negativo. Non contento degli strali lanciati gratuitamente contro Zelensky, Berlusconi parla del suo “personalissimo” piano per la pace: un Piano Marshall (sta diventando un loop questa storia) per ricostruire l’Ucraina in cambio della resa incondizionata da parte delle truppe ucraine.

Inevitabilmente, Kiev è insorta contro le dichiarazioni di Berlusconi: la dirigenza ucraina accusa il Cavaliere di essere connivente con il regime russo e di preferire la sua amicizia con Vladimir Putin alla reputazione dell’Italia. Un comunicato stampa di Palazzo Chigi si affretta a smentire: l’Italia è – e resterà – al fianco della resistenza ucraina, finché sarà necessario. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, visibilmente in imbarazzo, cerca di minimizzare, sostenendo che Berlusconi sia un uomo di pace e che l’Italia continuerà a fare la sua parte per aiutare l’Ucraina a difendere la sua libertà e la sua integrità territoriale. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ribadisce a sua volta che l’impegno italiano nel rifornire Kiev di armi e soldi parla da sé. Ed è la garanzia più chiara di quali siano le idee del Governo in proposito. La stessa premier Giorgia Meloni – che pare sia furibonda per questa ennesima uscita improvvida di Berlusconi e che, secondo alcuni rumors, ora starebbe lavorando per “pensionare” l’alleato diventato fonte di imbarazzo – ricorda stizzita che il sostegno incondizionato all’Ucraina e la collocazione occidentale dell’Italia è uno dei punti programmatici con cui il centrodestra ha vinto le elezioni. Questo sembra tranquillizzare Kiev, che ringrazia ancora l’Italia per il sostegno e che si dice rassicurata dal fatto che al Governo ci siano persone degne di fiducia, come Meloni e Crosetto.

Meno male che Giorgia c’è, insomma. E meno male per davvero. Perché con lei l’Italia sta finalmente ritrovando credibilità a livello internazionale. E i suoi alleati verdi-azzurri a volte sembrano fare del loro meglio per mandare di nuovo al macero quella credibilità, che si misura anche e soprattutto nella gestione delle crisi internazionali e nella capacità di stare dalla parte dei propri alleati naturali, di tenere fede agli impegni, oltre che di collocarsi dalla parte giusta della storia.

Berlusconi ha perso l’ennesima occasione per tacere. O, forse, l’invidia malcelata per i successi della premier, che sembra inarrestabile e che gode di molta più stima internazionale di quella che veniva tributata al Cavaliere, spinge il leader azzurro a fare tutto il possibile per farla sfigurare davanti ai partner occidentali? Se fosse così, Berlusconi dovrebbe pensare che il dispetto non lo fa a Meloni ma all’Italia che vuole essere seria e credibile e che, per colpa di simili sproloqui, finisce sempre per essere etichettata come “pizza e spaghetti”, inaffidabile e sleale.

Inoltre, qualcuno faccia presente al Cavaliere che sostenere la legittimità delle pretese russe sul Donbass è come sostenere il diritto dell’Austria ad annettere la provincia di Bolzano o della Slovenia su Trieste. Il Donbass è ucraino ed è giusto che gli ucraini lo difendano. E i russofoni? Se non vogliono essere ucraini, rinuncino alla cittadinanza e se ne vadano in Russia. Simili sciocchezze sono ispirate dalle menzogne della propaganda russa e contribuiscono a rinvigorire la narrativa complottista relativa ai genocidi nell’Ucraina orientale dei quali, però, stranamente nessuno ha mai trovato alcun indizio. Al contrario, le prove degli eccidi commessi dai russi contro gli ucraini, nel passato come nel presente, sovrabbondano. Sono i russi a volere un genocidio culturale, a negare l’esistenza stessa dell’identità ucraina, non il contrario.

Servirà a poco la retromarcia di Berlusconi delle ultime ore: noi italiani siamo abituati a vedere i nostri politici fare delle dichiarazioni e smentirle subito dopo, quando si rendono conto del putiferio che le loro parole hanno suscitato; ma altrove funziona diversamente, ci si dimette per molto meno. E le uscite incongrue su una guerra, al cui esito è appeso il futuro della civiltà occidentale, non possono essere cancellate con qualche parolina conciliante.

Fa sorridere il fatto che proprio Berlusconi, poco prima del voto, si presentava agli osservatori internazionali – terrorizzati dall’arrivo della sovranista Meloni – come garante della moderazione, dell’europeismo e dell’atlantismo del futuro Governo di centrodestra. Ora la garante di tutto questo è diventata Meloni. E allora, meno male che Giorgia c’è. E che Silvio si va eclissando.

Aggiornato il 16 febbraio 2023 alle ore 10:59