“Sarà il primo giorno di scuola, poi sarà un crescendo verso la modernità, per dare vita al percorso che già prevedevano i padri costituenti. È una scelta di modernità e di responsabilità; non è assolutamente l’affamare le Regioni del sud o dividere l’Italia”.
Così Luca Zaia, governatore del Veneto, intervenuto sul voto in Consiglio dei ministri, previsto oggi, sul disegno di legge di attuazione in merito all’autonomia differenziata.
“Mi spiace vedere – prosegue – che ci sia ancora qualcuno che sostiene che questa sarà la fine del nostro Paese. Non sarà così: basti pensare che Germania e Stati Uniti vengono percepiti come grandi nazioni non divise ma hanno un federalismo vero. Lo scontro tra maggioranza e opposizione c’è sempre stato, eppure vedo anche figure istituzionali che prima erano a favore. Ma, siccome oggi sono all’opposizione, hanno cambiato idea”.
Per Vito Bardi, governatore della Basilicata, “è stato fatto un passo avanti”. Questo il suo commento all’Ansa, oltre a segnalare che d’ora in avanti “occorre dare importanza ai Livelli essenziali delle prestazioni per colmare il gap tra le varie aree del Paese… sono state accolte le proposte dei presidenti del Sud e, soprattutto, è stata archiviata la spesa storica che ha penalizzato il Mezzogiorno”.
Sul tema dice la sua pure Giovanni Toti, governatore della Liguria: “Tutti coloro che si stanno stracciando le vesti in queste ore dovrebbero ricordare che i margini di autonomia differenziata tra territori sono una delle prerogative previste dal Titolo Quinto della nostra Costituzione fin dai primi anni 2000 e non è mai stato attuato”. Non solo: “Mentre le riforme sul presidenzialismo e altre riforme, di cui questo Governo si sta cominciando a occupare, prevedono la revisione della Carta costituzionale, qua stiamo parlando di una legge attuativa di quanto già stabilito possa accadere nella nostra Costituzione. Ben vengano i livelli essenziali di prestazione – sottolinea – ma anche su questo non vorrei che si facesse grande ipocrisia: se oggi riteniamo che questo Paese offra ai cittadini livelli essenziali di prestazioni tutti uguali da Aosta a Lampedusa, credo che si stia dicendo una grossa balla. I livelli di prestazione sono molto differenti già adesso senza alcuna autonomia, per colpa di un centralismo che spesso ha sbagliato le scelte e per colpa di classi dirigenti locali che non sono stati capaci di valorizzare i propri territori, come avrebbero dovuto e potuto”.
Una critica arriva da Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna e candidato alla segreteria del Partito Democratico: “La bozza Calderoli è proprio sbagliata e quindi non se ne farà nulla. Se vogliono andare avanti faremo una mobilitazione con tanta gente nel Paese… Fratelli d’Italia è un partito molto centralista, quindi non credo veda di buon occhio questa proposta”.
Ma Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia, è di un altro avviso: “Questa riforma non spacca un bel niente, semplicemente chiede che dei compiti che oggi svolge lo Stato vengano svolti dalle Regioni, ottenendo le cifre che oggi spende lo Stato. Quindi, è soltanto una diversa organizzazione amministrativa”. Il governatore lombardo, ospite di Agorà, su Rai Tre, ricorda che il progetto di Roberto Calderoli “non parla assolutamente delle materie, parla della procedura che si dovrà seguire per arrivare all’applicazione di una parte della Costituzione. Io credo che sia un passaggio per il momento che deve portare soltanto alla predisposizione delle modalità, poi sulle materie si discuterà”. La scommessa, alla fine, “sta nel fatto che noi in Lombardia riteniamo di svolgere quei compiti meglio dello Stato, risparmiando delle risorse. È una questione di responsabilità. E a quel punto non ci sarà nessun amministratore locale che potrà dire che, se le cose non funzionano, è colpa dello Stato”.
Aggiornato il 02 febbraio 2023 alle ore 14:44