Europa, affitti e liberalizzazioni

La Commissione europea sta elaborando una nuova norma che regolamenta le locazioni di alloggi a breve termine: gli obiettivi principali sono la tracciabilità ed il controllo fiscale. Se la norma venisse varata, i singoli Stati membri non avrebbero molta libertà di manovra.

Ne parliamo con Roberto Sorcinelli, segretario del Partito Liberale Italiano. Segretario, come inquadra questa iniziativa europea?

È sconcertante la recente proposta della Commissione europea di creare un elenco europeo dei locatori finalizzato al controllo degli stessi per verificare se registrano i contratti e riportano i numeri corretti sulle piattaforme web, al fine di depennarli dalle stesse in caso di inadempimento del regolamento allo studio da parte della Commissione Ue. L’Unione europea era sorta per favorire il libero scambio attraverso un mercato unico comune, senza barriere doganali, e per occuparsi delle grandi questioni del continente europeo – energia, difesa, migrazioni, su cui, peraltro, non ottiene grandi risultati – e non certo per diventare un Moloch, un Leviatano che impone ancor più burocrazia ai cittadini dei singoli Stati: ora pretende di iper-regolamentarli, entra nella gestione delle loro singole attività e limita l’utilizzo della proprietà privata. 

È necessario andare nella direzione opposta a quella proposta dalla Commissione Ue, ovvero, abolire la norma dell’articolo 37-bis del Decreto legge numero 50 del 2022, che limita gli affitti brevi. Per rilanciare la proprietà immobiliare ed il turismo in Italia e produrre nuove occasioni di creazione di ricchezza, serve liberalizzare completamente gli affitti, sia nella durata che negli scopi, allargare la cedolare secca a tutti i redditi di affitto e istituire la possibilità di agenzie private per l’esecuzione immediata degli sfratti esecutivi.

Inoltre, riguardo alla tematica degli alloggi popolari, questi vanno messi in vendita e sostituiti con contributi all’affitto agli indigenti e le occupazioni di stabili non devono assolutamente essere tollerate, al contrario della norma approvata dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri sulla concessione della residenza degli allacci alle utenze.

Dato che lo ha nominato, ci parli della direttiva firmata dal sindaco Gualtieri lo scorso 4 novembre che autorizza la “deroga” all’articolo 5 del decreto “Lupi”, ovvero la norma che prevede il divieto di residenza, di allacciamento ai pubblici servizi per chiunque occupi illegalmente un immobile e l’impedimento per 5 anni a partecipare alle procedure di assegnazione di alloggi popolari se si tratta di un immobile Erp (Edilizia residenziale pubblica).

Lo Stato ha ampiamente dimostrato di non essere in grado di gestire le cosiddette case popolari: non è in grado di garantire la manutenzione e ed i relativi oneri sono fuori controllo. Le case popolari sono il simbolo del degrado, dell’inefficienza, del malaffare, dell’incapacità di gestire gli immobili pubblici. Andrebbero tutte dismesse: sono soggette ad occupazione illegale (il Comune non conosce neppure chi siano i veri occupanti), fatte oggetto di scambio con chi non ne ha diritto, luoghi di attività illecite e di soprusi, prive di manutenzione, lasciate al disfacimento e all’incuria, fonte di costi abnormi gonfiati ad arte, per dipendenti, addetti, consulenti, per utenze di energia ed acqua e finte manutenzioni. Se il Comune volesse davvero aiutare gli indigenti si dovrebbe attivare per erogare il voucher affitto, un contributo che l’avente diritto può spendere nel mercato immobiliare privato per procurarsi un alloggio efficiente e funzionante, senza il rischio di vederselo occupato e senza dover attendere in lista per decenni. Il Comune risparmierebbe milioni di euro assolvendo alla sua funzione in modo efficiente e, nel caso il richiedente decada dal beneficio per perdita dei requisiti, non deve più procedere agli sfratti (che non è in grado di fare) ma semplicemente cessare l’erogazione del contributo. Ovviamente i proprietari privati dovrebbero avere garanzie di liberazione dell’immobile per il caso della decadenza del beneficio da parte dell’assegnatario: cosa ottenibile con la nostra proposta di esecuzione da parte di agenzie private il cui costo sarà compensabile come credito d’imposta con qualunque imposta o tasse erariale o locale.

Un percorso di liberalizzazione servirebbe per supportare i piccoli proprietari di immobili, incentiverebbe l’impresa e avrebbe dei risvolti positivi generalizzati.

La liberalizzazione degli affitti consentirebbe di valorizzare l’intero patrimonio immobiliare italiano con effetti su tutta la filiera produttiva edilizia e dei relativi servizi con crescita del Prodotto interno lordo, valorizzazione anche dei borghi abbandonati e rilancio del turismo. L’idea che liberalizzare gli affitti sfavorirebbe le entrate dell’erario, oltre ad essere errata – in quanto, al contrario, incentiverebbe i proprietari di immobili ad affittare – è anche controproducente. Il mercato ora è bloccato sia per le questioni fiscali burocratiche che per il timore di perdere il controllo del proprio bene a causa delle occupazioni abusive. Stiamo parlando di due norme illiberali che contrastano con lo stato di diritto: non si possono realizzare delle leggi che, con lo scopo di colpire alcuni, finiscono per colpire tutti. A meno che non la si pensi come Davigo: che gli italiani siano un popolo di potenziali malfattori non ancora scoperti.

Aggiornato il 09 novembre 2022 alle ore 10:19