
Affrontare le grandi questioni, come la crisi energetica, e lavorare per una soluzione efficace per sostenere famiglie e aziende, oltre a mettere un freno alla speculazione. Giorgia Meloni oggi è a Bruxelles: incontrerà i vertici delle istituzioni europee. Nella prima missione all’estero la scaletta prevede, in agenda, gli appuntamenti con Roberta Metsola (presidente del Parlamento europeo), Ursula von der Leyen (presidente della Commissione Ue) e Charles Michel (presidente del Consiglio europeo).
Una prima volta da premier per Meloni, in passato critica nei confronti dell’Ue. Adesso il profilo è diverso, come è diversa la situazione politico-economica: tra i temi in discussione ci saranno, con molta probabilità, il sostegno all’Ucraina, i nodi legati all’energia e l’attuazione del Pnrr. A Bruno Vespa nel libro “La grande tempesta. Mussolini, la guerra civile. Putin, il ricatto energetico. La Nazione di Giorgia Meloni” in uscita il 4 novembre (Railibri, Mondadori) Meloni evidenzia che spera in un’Europa confederale, in cui esista il principio di sussidiarietà. Poi continua: “Non faccia Bruxelles quello che può fare meglio Roma, non agisca Roma lì dove, da soli, non si è competitivi. Abbiamo avuto un’Europa invasiva nelle piccole cose e assente nelle grandi materie. Non converrebbe lasciare agli Stati nazionali il dibattito sul diametro delle vongole e occuparsi invece a livello comunitario dell’approvvigionamento energetico?”.
Altra questione è quella relativa alla legge di stabilità 2023. Da capire se Meloni e von der Leyen ne parleranno, ma di certo c’è che Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia, lunedì prossimo sarà presente all’Eurogruppo. Tornando all’energia, i punti neri sono quelli relativi al tetto dinamico dei prezzi del gas e agli interventi sul funzionamento del mercato in Europa.
Infine, il capitolo migrazioni. E il dibattito con Bruxelles, in tal senso, potrebbe non essere semplice. Proprio Meloni, parlando con Vespa, nota: “È cambiato innanzitutto l’approccio strategico. L’immigrazione, prima di essere un problema di politica interna e di ordine pubblico, è un problema di politica estera e di geopolitica. L’unico modo per risolverlo è far parlare l’Africa con l’Europa”.
Aggiornato il 03 novembre 2022 alle ore 10:28