
Le carceri sono una priorità per Carlo Nordio. Il ministro della Giustizia lo ha detto ai cronisti che gli hanno chiesto conto delle priorità che il Governo dovrà affrontare. Il guardasigilli, giunto all’Università Roma Tre, a margine di un evento della polizia penitenziaria, ha spiegato che nel programma dell’Esecutivo trovano voce sia il potenziamento delle strutture edilizie delle carceri che delle risorse umane. In sostanza, sarà fondamentale costruire nuove strutture e allo stesso tempo dovranno essere migliorate quelle esistenti. In più, dovrà essere fatto un ragionamento per perfezionare il trattamento economico degli agenti penitenziari e di chi opera nelle case circondariali “in condizioni veramente difficili”.
“Va dato atto alla ministra Marta Cartabia e al capo del Dap (Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria), Carlo Renoldi, di essere stati efficaci” nel fronteggiare i problemi delle carceri. Così Nordio, che ha ribadito: “Dedicheremo il massimo sforzo a migliorare ulteriormente la situazione”.
E ancora: “La mia prima visita pastorale laica non sarà nelle Corti di appello o in un ufficio giudiziario, ma sarà alle carceri. Stiamo individuando almeno due o tre strutture particolarmente in difficoltà”. Il tutto per fornire per dare “un segnale simbolico e il riconoscimento di una priorità assoluta, anche temporale del mio compito”.
Dopo aver ricordato che per 45 anni ha lavorato nelle carceri, come giudice e poi come pm, ha detto: “Avevo condotto un interrogatorio dalla mattina presto alle due del pomeriggio, prima di andare via il direttore del carcere mi ha offerto un bicchiere di vino che io da buon veneto ho accettato, ed è finita che ho bevuto mezza bottiglia così ho chiesto una poltrona per una pennichella e il direttore mi disse che poltrone non ce ne erano c’era una cella bella pulita, ed è lì che mi sono messo. Quindi posso dire che in carcere ho anche dormito”.
Infine, il ministro Carlo Nordio ha chiarito: “La certezza della pena, che è uno dei caposaldi del garantismo, prevede che la condanna deve essere eseguita, ma questo non significa solo carcere e soprattutto non significa carcere crudele e inumano che sarebbe contro la Costituzione e i principi cristiani”. Il detenuto, così, “deve essere aiutato nel suo recupero” o “almeno a non farlo diventare peggiore di quando è entrato in carcere”.
Aggiornato il 27 ottobre 2022 alle ore 15:16