Anvedi, ecco Dibba

Non si sente triste, né preoccupato per la caduta del Governo Draghi. E ricorda che molte vedove inconsolabili di oggi sono le stesse che mesi fa volevano l’ex governatore della Banca centrale europea al Colle. Alessandro Di Battista scalda i motori per la campagna elettorale, per riportare il Movimento Cinque Stelle, ormai in caduta libera, alle origini. Le scatolette di tonno stanno già tremando.

Da osservatore interessato, Dibba in un video sui social ammette: “Io vi ringrazio, perché in tanti mi state scrivendo di ributtarmi nella mischia. Come sempre cerco di essere molto sincero, il che per qualcuno è la mia debolezza anche se io penso che sia la mia forza”. E ancora: “Finisco il mio lavoro, perché io lavoro, torno in Italia e vedo cosa succede prima… penso che molte cose che vengono dette dai politici a caldo, nei prossimi giorni verranno ritrattate… Io non sono disposto a tutto pur di tornare in Parlamento”.

A volte ritornano. E nel nostro Paese, spesso, riappaiono. Di Battista, che nei giorni scorsi butta lì un perentorio “c’è davvero qualcuno con il fegato di votare la fiducia a Draghi?”, è in prima fila che scalpita, in attesa di ruggire davanti alle folle. Il piano lo stuzzica. Ma per metterlo in atto è necessario che non ci sia Giuseppe Conte. Un delitto perfetto che si inserisce in un quadro dove Beppe Grillo punta i piedi sul doppio mandato: nessuna deroga. Così facendo, l’Elevato annuncia il game over per diversi deputatisenatori che potrebbero salutare la cadrega. Anche se i big sperano fino alla fine di restare in sella.

Ma il rivoluzionario in camicia non ci pensa: Di Battista vuol ripartire e lasciarsi alle spalle i suoi saluti per la decisione del M5S di sostenere l’Esecutivo di Mario Draghi. In fondo, certi amori non finiscono: fanno dei giri immensi e poi ritornano. Già, ed eccolo di nuovo lì, alla guida della motoretta, per un Vaffa 2.0 all’amatriciana. E per aprirsi la strada, senza perdere tempo, il barricadero a Cinque Stelle si avventura in una analisi delle sue, lanciando sassolini come se non ci fosse un domani: “I principali responsabili della crisi di Governo sono Di Maio e Draghi. Luigi lha provocata in modo inconsapevole: ha fatto questa manovra di palazzo senza pensare che ha provocato una reazione a catena che ha consentito al M5S di battere i pugni su tavolo sulle sue misure colpite. Oggi Luigi è in difficoltà perché deve trovare una exit strategy: per se stesso la troverà senz’altro. Per tutti quelli che gli hanno dato retta non la troverà”.

Venti di tempesta soffiano dalle parti del M5S. Il pontiere pontificato, Alessandro Di Battista, è pronto a tornare, per una minestra riscaldata che faccia breccia nella pancia della gente. Pietanza a parte, non mancherà il digestivo. Questo è sicuro.

Aggiornato il 25 luglio 2022 alle ore 10:55