Elezione Csm: sempre attuale il pensiero di Maranini

Il pensiero di Giuseppe Maranini, racchiuso nella sua opera Storia del potere in Italia, edita nel lontano 1967, conserva aspetti di straordinaria attualità. Maranini non fu molto amato all’epoca e i suoi scritti sui vizi della politica e sui limiti della classe dirigente sollevarono molte critiche. Eppure alcuni concetti elaborati da Maranini li ritroviamo ancora oggi: il termine “partitocrazia”, ad esempio, è stato coniato proprio da Maranini sul finire degli anni Quaranta del secolo scorso. L’attualità del suo pensiero la ritroviamo anche quando scrive del “Terzo potere”, tracciando un quadro che sembra scritto oggi a proposito del Consiglio superiore della magistratura e della riforma di cui si sta discutendo in questi giorni.

Conviene riportare integralmente alcuni passaggi del suo pensiero, facendo attenzione alle parole utilizzate: “Alcuni magistrati avranno sulla intera magistratura un potere minimo, altri un potere enorme. Quelli che avranno un potere minimo saranno in condizione di subordinazione e di dipendenza gerarchica in confronto ai pochi che avranno un potere enorme: sapranno che ogni provvedimento che li potrà concernere, e dunque la loro intera carriera, sarà alla mercé della benevolenza di quella frazione della magistratura che avrà il potere di determinare preventivamente la composizione del Consiglio e, successivamente, i suoi provvedimenti”.

Maranini, seppur convinto difensore dell’indipendenza della magistratura e assertore della separazione dei poteri, aveva individuato i rischi insiti nelle correnti della magistratura e il loro utilizzo a fini di carriera e di potere. Il suo pensiero sulla composizione del Consiglio superiore della magistratura e sul metodo di elezione dei componenti ci è utile per comprendere i motivi per i quali, a più di cinquant’anni di distanza, la riforma del sistema di scelta dei membri del Csm continua a suscitare passione e resistenze.

Aggiornato il 14 febbraio 2022 alle ore 16:24