Negozi “pass free”: il possibile elenco

Negozi dove accedere senza Green pass o con la certificazione verde base (quella che prevede la possibilità del tampone). Prosegue il dialogo per trovare una quadra sul Dpcm relativo all’ultimo decreto che, il 5 gennaio, ha introdotto l’obbligo vaccinale per gli over 50. L’obiettivo, adesso, è quello di arrivare alla stesura di una lista – non troppo lunga, per la verità – di attività “pass free”.

L’elenco

L’attività di mediazione, al termine di una riunione che si è tenuta a Palazzo Chigi, avrebbe portato all’indicazione di un possibile elenco delle attività in cui è esente la presentazione del Green pass: alimentari, farmacie, parafarmacie, carburanti, ottica, negozi che trattano prodotti per il riscaldamento. Da capire se la maglia sarà allargata pure ai mercati rionali o alle edicole all’aperto: insomma, a quelle realtà commerciali dove i contagi risulterebbero minori. Il Dpcm, quindi, dovrebbe portare a una distinzione tra le attività all’aperto e quelle al chiuso.

Il nodo della Dad e il tema della scuola

Sul fronte Covid è sempre caldo il tema della scuola. E, di conseguenza, la questione della Didattica a distanza (Dad). Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi, a Radio 24 ha precisato: “La nostra stima è del 50 per cento di classi in Dad. Aspettiamo ora la pubblicazione di dati ufficiali”. E ancora: “La ripresa della scuola c’è stata e il sistema ha tenuto, ma non avevamo dubbi su questo: ciò sta avvenendo grazie all’impegno dei presidi – ha continuato – dei docenti e di tutto il personale. Non ci sono state catastrofi ma c’è un enorme difficoltà gestionale. I presidi si stanno occupando solo della gestione sanitaria, non di tutto il resto”. Da qui il discorso sulle quarantene: “Le regole vanno cambiate, il sistema è complicato e farraginoso, le Asl non riescono a gestire la situazione. Ho letto moduli delle aziende sanitarie in cui si demanda al dirigente scolastico di disporre quarantene e isolamenti. Ci stanno usando come se fossimo dei parasanitari, come se dicessero: Decidi tu cosa fare”. Pino Turi, segretario della Uil Scuola, su Radio Cusano, nel corso della trasmissione “L’Italia s’è desta”, ha commentato: “Mi arrivano continuamente grida di dolore provenienti dal personale delle scuole. Se i plessi stanno andando avanti è grazie alla volontà del personale che ci stanno mettendo anima e cuore – ha rimarcato – affrontando il virus a mani nude, ma contro il virus questo non basta, ci volevano interventi che non sono mai stati fatti. Ovviamente il ministro fa il suo mestiere, ma quando si dicono cose che non hanno riscontro nella realtà si inizia a perdere credibilità. Sto chiedendo al ministro i dati e non li abbiamo. Si continuano a raccontare cose, ma non si tirano fuori i dati. Si va avanti alla carlona. La partitocrazia in questo Paese è diventata di un livello così basso che non riesce più a decidere nulla e i governi sono in balia della partitocrazia. Sulla scuola – ha insistito – si è deciso di non decidere. Servivano investimenti per i presidi sanitari nelle scuole, gli antichi non erano stupidi quando avevano previsto un medico a scuola. La scuola è uno spaccato della società, lì ci voleva un osservatore e invece si è pensato di risparmiare facendo fare il tracciamento a un bidello o a un preside. Che fine hanno fatto i soldi del piano digitale nazionale che erano riservati al potenziamento della Dad? La Dad l’hanno fatta i docenti con i loro strumenti. Noi di soldi non ne abbiamo visti. Si raccontano delle bugie pensando che dicendole 3 volte al giorno diventino realtà. La cruda realtà però è diversa, non lo dico io, lo hanno scritto tanti giornali. Sul precariato – ha puntualizzato – c’era bisogno che arrivasse il Covid? Noi ci stiamo sgolando. Mentre chiudevano gli ospedali e tagliavano sulla scuola, noi eravamo in piazza a difenderli, ora il Covid ha messo in evidenza l’inefficienza di uno Stato che guarda soltanto gli aspetti finanziari immediati e non ha una visione a lungo termine”.

Bollettino e colori delle Regioni

Conteggi e colori delle Regioni: anche questi sono altri due argomenti che stanno tenendo banco da giorni. Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute, nel corso di una intervista a RaiNews 24, ha chiarito: “Il bollettino e i numeri continueranno a essere dati, ma l’ideale è che quei numeri siano spiegati meglio. Il primo numero, cioè, che deve essere fornito quotidianamente e che è sicuramente più importante è quello di coloro che vanno a finire in terapia intensiva: l’ideale è scorporare e far capire chi è che va in terapia intensiva, l’età, se sono vaccinati o meno, la presenza di comorbidità. Dare, cioè, quella chiarezza espositiva – ha messo nero su bianco – che possa spiegare meglio i numeri a una popolazione che, altrimenti, si trova ogni giorno numeri che diamo noi e vengono poi riportati dai giornali. Quando ti trovi 200.000 contagi, il primo pensiero è se i vaccini funzionano o meno”. In aggiunta, ha annunciato: “In merito invece ai colori delle Regioni, voglio fare un attimo di chiarezza. Su questo c’è una discussione aperta ed è chiaro che una revisione è auspicabile, ma attenzione: non una revisione dei colori, perché quei colori sono quelli che ci hanno traghettato verso la fine della pandemia che stiamo vedendo proprio forse grazie alla Omicron. Direi che sono i parametri che portano ai colori, ma la divisione a mio avviso rimane fondamentale. Valutare però discriminando chi entra in ospedale e quindi” mutare “i parametri, non i colori”.

Terza dose: le percentuali

La struttura del commissario straordinario Francesco Paolo Figliuolo, per la cronaca, ha comunicato che la terza dose ha interessato il 69,5 per cento dei soggetti che dovevano averla, per un numero totale di 27.475.782 persone. Non solo dall’11 al 17 gennaio le dosi somministrate sono state 3,6 milioni, ovvero 350mila in più rispetto alla settimana precedente. La media giornaliera è a quasi 645mila somministrazioni, che hanno nell’alveo anche 74mila prime somministrazioni. Ancora: nella fascia d’età tra i 5 e gli 11 anni, sempre dall’11 al 17 gennaio, sono state somministrate oltre 250mila prime dosi e più di 91 mila seconde dosi. Infine, dal 20 al 28 gennaio le dosi in distribuzione saranno 5,8 milioni: 1,7 milioni di dosi di Moderna, 3 milioni di Pfizer per adulti e oltre 1,1 milioni di preparato pediatrico di Pfizer.

Aggiornato il 18 gennaio 2022 alle ore 15:55