Scuola, scontro tra presidi e Governo

L’ordine sparso regna sovrano sul fronte scuola. Proprio così: il 10 gennaio è previsto il ritorno tra i banchi, anche se oggi in alcuni istituti di cinque regioni sono riprese le lezioni. Da una parte i dirigenti scolastici – “il Governo non si è consultato con noi” – e dall’altro l’Esecutivo che va avanti a barra dritta, con l’obiettivo di “garantire la scuola in presenza” e “a quello continuiamo ad attenerci”, come puntualizzato dal sottosegretario Andrea Costa sulle colonne de Il Corriere della Sera.

“Demonizzazione della Dad”

Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi, intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta” su Radio Cusano Campus, sbotta: “Il Governo non si è consultato con noi. Abbiamo incontrato il ministro il 4 gennaio e in quell’occasione ho ritenuto opportuno dirgli che sarebbe stato meglio rimandare di qualche settimana il rientro in presenza. In quelle due settimane si potrebbe alzare la percentuale di alunni vaccinati, si potrebbe organizzare la distribuzione di mascherine ffp2 e organizzare sul territorio una campagna di testing degna di questo nome. Il nostro Sistema sanitario nazionale – rimarca – non è in grado di assicurare il tracciamento nei tempi previsti, soprattutto con tutti questi contagi. Se stiamo 2-3 settimane in Dad non succede nulla, c’è una demonizzazione della Dad che è senza senso. Capisco che il Governo abbia la sola preoccupazione delle persone, che per lavorare hanno bisogno di lasciare i figli a qualcuno. La scuola viene considerata solo un servizio sociale, tutto il resto è contorno e marginale. La scuola ha anche questa funzione, ma non può ridursi solo a questo”.

Le regole e la loro applicazione

“È vero che le regole ci sono e se uno le rispetta la sicurezza è assicurata, il problema è l’applicazione – continua Giannelli – se la tempistica dei tamponi non è quella che il protocollo prevede sulla carta, è chiaro che noi avremmo a scuola degli alunni che sono positivi senza saperlo. Nelle nuove regole c’è scritto che se alle superiori ci sono un paio di alunni positivi si rimane in presenza ma con la mascherina ffp2, la mia proposta è di utilizzarle in modo generalizzato. Si dovrebbero prendere tutte quelle misure di sicurezza idonee ad alzare il più possibile il muro contro il virus. Si potrebbe tornare a scuola in presenza il 31 gennaio – va avanti – e fino ad allora fare le cose che ho detto. Abbiamo ancora troppi pochi ragazzini che sono vaccinati. Bisogna vaccinare il più possibile gli alunni, magari organizzando degli hub vicino alle scuole. Credo però che il Governo ne faccia una questione politica, non credo che tornerà sui suoi passi. Se ci fosse la volontà politica tutto si potrebbe fare, non ci sarebbero ragioni ostative”.

Il Governo a barra dritta

Il Governo, da par sua, non intende cedere di un millimetro. Il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, a conferma di ciò sottolinea: “Credo che con le regole che sono state messe la scuola sarà un posto sicuro. Sicuramente ci saranno quarantene e Dad, ma si può ripartire in sicurezza”. E Andrea Costa, sul Corriere della Sera, spiega: “Non si tratta di discriminazioni (tra grandi e piccini, ndr) ma di situazioni diverse dovute alle vaccinazioni. La campagna vaccinale per la fascia 12-19 anni è già iniziata da tempo. Oltre il 70 per cento è vaccinato. Con coerenza possiamo applicare regole diverse”. E ancora: “Troppe volte col tempo abbiamo rilevato che era meglio non prendere esempi da altri. Non esiste un manuale anti-Covid. E a volte abbiamo fatto meglio noi. Il Governo Draghi ha sempre scelto la gradualità e la cautela”. Con una nota su distanziamento e qualità dell’aria: “Paghiamo scelte del passato che ci danno scuole non adeguate. Molti fondi del Pnrr saranno investiti sull’edilizia scolastica. Probabilmente si poteva. Ma è un po’ come per i trasporti”.

Scuola: ecco le nuove regole

Ma quali sono le nuove regole che riguardano la scuola? Per la materna “cambiano le regole per la gestione dei casi di positività – afferma la nota dell’Esecutivo – già in presenza di un caso di positività, è prevista la sospensione delle attività per una durata di dieci giorni”. Per la scuola primaria “con un caso di positività, si attiva la sorveglianza con testing. L’attività in classe prosegue effettuando un test antigenico rapido o molecolare appena si viene a conoscenza del caso di positività (T0), test che sarà ripetuto dopo cinque giorni (T5). In presenza di due o più positivi è prevista, per la classe in cui si verificano i casi di positività, la didattica a distanza (Dad) per la durata di dieci giorni”. Invece nella Scuola secondaria di I e II grado (Scuola media, liceo, istituti tecnici e professionali) “fino a un caso di positività nella stessa classe è prevista l’auto-sorveglianza e con l’uso, in aula, delle mascherine Ffp2. Con due casi nella stessa classe è prevista la didattica digitale integrata per coloro che hanno concluso il ciclo vaccinale primario da più di 120 giorni, che sono guariti da più di 120 giorni, che non hanno avuto la dose di richiamo. Per tutti gli altri, è prevista la prosecuzione delle attività in presenza con l’auto-sorveglianza e l’utilizzo di mascherine Ffp2 in classe. Con tre casi nella stessa classe è prevista la Dad per dieci giorni”.

Uil: “Sbagliato discriminare studenti vaccinati e non”

Pino Turi, segretario della Uil-scuola, è categorico: “Non riusciamo proprio a capire perché si è voluto discriminare tra vaccinati e non, dividendo e non unendo la comunità scolastica, ben sapendo che sarà difficile se non impossibile con azioni legittime e trasparenti, sapere lo stato di vaccinazione dei ragazzi”.

Aggiornato il 07 gennaio 2022 alle ore 12:16