
Fa bene il centrodestra a unirsi sulla candidatura per il Quirinale di Silvio Berlusconi e fanno bene gli elettori a sostenerla. Per battaglia politica e per convinzione. Perché vincere significa prima di tutto affrontare e smontare i pregiudizi usati come arma illecita: il fascismo, il sessismo e l’impresentabilità hanno troppo a lungo tormentato la vita politica e deformato la realtà, così come il dileggio e l’isolamento sono diventati pane quotidiano.
Silvio Berlusconi rispetto ai nomi dei candidati del fronte opposto, da Paolo Gentiloni a Liliana Segre, è anche esso più che onorevole e nessuno può disconoscere che il presidente di Forza Italia abbia fatto la storia degli ultimi decenni rimanendo ancora oggi condottiero assoluto dei valori cristiani, democratici e fondativi dell’Italia e dell’Europa. Se si vuole “un patriota al Colle” con senso pieno della parola chi meglio di lui. Ma c’è di più.
Dice un anonimo che “chiedere scusa è serietà, forza, coraggio”. E il 16 dicembre scorso Silvio Berlusconi ha lanciato questo post: “Le feste di Arcore non erano nulla di illegale, erano solo cene eleganti. Comunque, forse devo chiedere scusa a chi si è riconosciuto in me e lo chiedo volentieri. Era un periodo particolare, in cui mi sentivo solo: avevo divorziato, mia madre era morta, mia sorella pure e i miei figli erano in giro per il mondo… e allora qualcuno mi disse di distrarmi con alcune serate e sono caduto nel tranello costruito dalla magistratura milanese, cose che in una democrazia civile non dovrebbero accadere. Domando scusa di cuore alle persone che mi hanno dato il voto e che poi, leggendo i giornali, hanno visto queste cose, tutte menzogne”.
Chi conosce il Presidente azzurro, chi lo ha votato e anche solo chi ha un po’ di scrupolo non aveva bisogno di simili precisazioni. Sa fin dove si è spinta la battaglia avversaria. Ma è serio, forte e coraggioso irrompere nel dibattito dimostrando prima di tutto “umiltà” e diventa un trofeo al di là dell’esito della corsa alla Presidenza dimostrare le qualità primarie di un uomo e di un leader. L’umiltà sta alla politica come il miracolo alla fede e diventa veramente “cristiana” la candidatura di Silvio Berlusconi, avendola lui stesso fatta partire dal cuore della verità, della lealtà e della prova. I grandi cristiani sono coloro che chiedono perdono e non quelli politicamente corretti che accusano il prossimo e si sentono al di sopra di tutto.
Citiamo la bellezza di Paolo di Tarso, che inizia il suo cammino partendo non da santo ma da sordo al richiamo divino e tutta la sua predicazione altissima diventa prova del cambiamento. Non è una citazione esagerata, perché noi navighiamo nel tempo più ateo, più materialista e secolarizzato e Silvio Berlusconi, pur sapendo che forse i richiami alla radice cristiana sono scomodi, ne ha prodotti e ne produce di continuo. Fino ad averli rovesciati nella sua vita. Con un “chiedere scusa”, si badi bene, che diventa un’indicazione vincolante di stile di vita ai giovani, alle donne e agli uomini del centrodestra, di quel centrodestra che egli stesso ha intitolato senza mezzi termini “non possiamo che dirci cristiani” anche quando la Chiesa apostolica romana mostra fatica.
Attenti, è un richiamo! Non solo all’unità necessaria, all’orgoglio, alla tutela dei nostri principi, è un richiamo alle qualità e al credo anche individuale del politico e del cittadino a chiedere scusa se i nostri comportamenti hanno solo offuscato la fulgida luce. In nome di quell’essere democristiano che Silvio Berlusconi non dimentica mai di commemorare e riproporre a memoria dei “padri della Patria” della nostra Costituzione. O chi volete, Barabba? In questo senso “siamo patrioti” con lignaggio e fierezza.
In un tempo in cui anche nel centrodestra gli argini sono fragili se qualche commentatore o qualcuno si illude di equiparare la libertà imprescindibile all’arbitrio nel privato, come si sente dire di recente. Pubblico e privato nell’uomo giusto coincidono e la purezza della vita è immortale. Vale per leader, per uomini di chiesa, per gente famosa e vale anche per noi cittadini, per gli stranieri, per chiunque. Non c’è una doppia morale, non esiste altra cultura o religione e se esiste una differenza tra l’odierno e l’Italia di Silvio Berlusconi, cioè l’Italia che viene dal passato e si erige su dettami secolari, è questa. Onore, verità, fede nel pubblico e nel privato. La trilogia in cui credere, per cui combattere, per cui vincere non solo nelle grandi partite, anche nel piccolo di tutti i giorni. E il centrosinistra, l’avversario, farebbe bene a cogliere questa occasione, poiché se il dibattito si nutre di ampie vedute e rispetto per tutti, lo stile di una nazione non può coincidere con l’anarchia e le illegalità in cui affondiamo. L’essere cristiani del centrodestra vale anche per il fronte opposto, a cui si offre la mano e il cuore della sintesi.
Credo che Silvio Berlusconi sia troppo intelligente per non sapere che la partita per il Quirinale si gioca su molti aspetti e convengo infine con Vittorio Sgarbi, che ha esortato il Presidente azzurro a non cadere nella trappola, ma di battersi per una soluzione di garanzia disinnescando possibili tentativi occulti e segreti di scelte pericolose. Silvio Berlusconi ha già disputato e vinto la battaglia dei tempi qualificandosi come “il condottiero con lo scudo”. Anche io mi unisco a lui e “chiedo scusa se ho offeso qualcuno, ma sono solo menzogne”.
Aggiornato il 22 dicembre 2021 alle ore 10:18