
Dopo averne letto molto sui giornali – e moltissimo sui social – mi sono armato di coraggio e, grazie a YouTube, mi sono goduto (si fa per dire) l’ordalia tra la trimurti Lilli Gruber, Massimo Giannini, Marco Travaglio da una parte e Matteo Renzi dall’altra, andata in scena su La7 nella trasmissione “Otto e mezzo”. Non faccio l’anima bella. Questo è l’infotainment che piace a un Paese di incorreggibili settari che in molti, troppi casi trovano nella propria faida quotidiana l’esclusiva ragione di esistenza.
Tuttavia, una riflessione altra rispetto alla gazzarra dei tifosi si impone. Il Quarto potere (l’informazione per chi non ha frequentato Orson Welles), così come il Terzo potere (quello giudiziario, per chi non ha frequentato Montesquieu, ma qui le lacune cominciano ad essere incolmabili), gode di attribuzioni, ma soprattutto di guarentigie finché è “terzo”, cioè estraneo e privo di comuni interessi con le parti in causa. Nessun problema (si ri-fa per dire) se ci si fa soggetto politico, ma per favore risparmiateci gli alti lai per gli schizzi di fango. Rientrano tra gli inconvenienti del gioco, per tutti.
Aggiornato il 15 novembre 2021 alle ore 09:59