Enrico Letta e l’illusione di avere tutto in tasca

Enrico Letta pensava che avendo vinto, con una manciata di votanti, città come Roma e Torino, potesse mettere le mani su tutto, così come crede di avere certezze sulla presidenza della Repubblica, e decidere su tematiche che potrebbero addirittura cambiare il futuro dei nostri figli, in modo così radicale da non poterne neppure riconoscerne un giorno l’identità. Giocare con temi come quello dell’omotransfobia, delicatissimo e doloroso, non è uno scherzo. Fate altro, per carità! Continuate piuttosto ad occuparvi di poltrone e andate a rovinare qualcun altro. Per fortuna il buon senso ha prevalso.

Ma poi di cosa dovremmo stupirci, di una manciata di senatori che non hanno votato come pensavate? Noi siamo così abituati ai vostri voltafaccia, ai cambi di casacca, ai salterelli da una parte all’altra che tutte le manfrine riservate all’affossamento della Zan ci fanno il solletico. Qualcuno ha pianto. Qualcuno ha dato di matto. Questi soggetti, che non è un piacere vedere neppure quando stanno calmi e zitti, che non riusciamo a mandare a casa perché non possiamo andare a votare, hanno avuto l’ardire di avere reazioni emotive pubbliche piuttosto che tacere. Neppure la memoria di figuracce sui loro trascorsi, sul loro operato, avendo ricoperto ruoli di primo piano senza neppure studiare, li fa accucciare in un angolo. 

Enrico Letta, è convinto che solo nel Pd ci sia del buono e tutto il resto sia il demonio. Enrico, si Letta, costretto a vivere con l’ombra del suo omonimo parente, la sua nemesi, che incombe su di lui, la cui grandezza di visione, lungimiranza e capacità di diplomazia non riuscirà mai ad eguagliare, è il perfetto segretario per il suo partito che vive perennemente di paranoie, punta il dito contro gli avversari e parla di “inguacchi”, bella parola, coniata da chi di questa roba se ne intende. 

@vanessaseffer 

Aggiornato il 29 ottobre 2021 alle ore 17:13