Travaglio, un diffamatore seriale è per sempre

È morto Silvio. Viva Silvio!

Ha ingannato la morte con un inguaribile ottimismo finché ha potuto, ma la morte non si batte.

Silvio Berlusconi in vita ha battuto ben altri avversari, con altre falci in mano, che frustrati di vedersi travolti da una valanga di assoluzioni e di vederlo rialzarsi di volta in volta, tentano di assalire ora la salma come iene impazzite. Salvo poi rendersi conto che le chiacchiere restano disperse dentro certe chat, o fra milioni di commenti nel web pieni di commozione per l’ex Cavaliere.

Questi signori incapaci di vedere la bravura dei loro idoli, insuperabili nel saper creare postifici ad hoc per mogli, amici e parenti vari, che hanno piazzato ovunque, dalle cattedre universitarie ad ogni spettacolo che esista, in teatro, al cinema, in televisione, nelle piazze. I vecchi fichi, quelli con la erre moscia, le barche a vela (non sia mai) e le case a piazza Navona a cento euro al mese, hanno pure venduto armi, navi e aerei a Paesi sudamericani, intrattenuto rapporti oltremodo confidenziali con Paesi arabi, con i cinesi, ma questi sono dettagli.

Se lo avesse fatto Silvio, altro che letture per mesi su ogni testata del mondo dei suoi colloqui, tradotti a caro prezzo a spese dei contribuenti. Di quanto accade agli altri non si legge neppure una riga, sparisce tutto come per incanto.

Questi signori, che sanno solo parlare di tasse e di patrimoniali, ma i nuovi fichi anche di gay e di clima, che non hanno mai proposto nulla di serio riguardo a lavoro, sanità, scuola, nessuna progettualità in anni in cui hanno occupato gli scranni del Parlamento – come i drogati, i clochard e gli immigrati abbandonati al loro destino occupano palazzine italiane in ogni dove – senza dare l’opportunità all’amato popolo di votare, puntano da sempre il dito contro un imprenditore che ha fondato tre aziende miliardarie e che dà lavoro ad oltre ventimila persone, da quarant’anni.

I visionari sono coloro che vedono dove gli altri non riescono neppure ad immaginare e per questo suscitano invidia, rabbia, persino dopo la morte. Meglio dare del matto a qualcuno così, stigmatizzarlo, deriderlo. Ma sono i risultati che contano e la realtà è che a parlare sono personaggi che in vita loro non hanno messo su neppure un bar in periferia.

“Chi ci crede combatte, chi ci crede vince” ha insegnato Berlusconi, a cui non è mai stato dato il titolo di senatore a vita, che invece è stato donato a Mario Monti (ancora non è dato sapere il motivo, salvo poi ricordarmi che lui, come tutti gli altri, è comunista) è riuscito, nonostante non gli abbiano dato pace un secondo, ad esaurire l’inventario dei leader che avevano a sinistra. È già entrato nella storia quindi, volenti o nolenti, e la storia non lo dimenticherà.

Niente male per un pregiudicato, direbbe il diffamatore seriale Marco Travaglio! Ma come ricorda Matteo Renzi, anche Travaglio lo è, perdendo in tutti i gradi e pure alla Corte europea per i Diritti dell’uomo.

Aggiornato il 13 giugno 2023 alle ore 12:51