Dopo anni di lavaggio del cervello, di rappresentazioni romanzate e fumettare della eterna lotta tra il bene e il male, di calci nelle terga del pragmatismo e in quelle delle libertà fondamentali e dello Stato di diritto ormai siamo tutti sfiniti: siamo come giunti nudi alla meta. E in coro osiamo dire: “Beato quel popolo – quel Paese – che non ha bisogno di supereroi”. Di simboli in toga. Di star mediatiche prestate alla magistratura. Di conferenze stampa trionfalistiche da esibire quasi ogni giorno che Dio manda in terra. Per far sapere al resto del mondo quanto siamo diventati buoni. Per lavare il nostro senso di colpa innato per avere dato i natali alla mafia italo-siculo-americana, alla ‘ndrangheta calabrese e alla camorra napoletana.
E come siamo arrivati a questo stato di cose? Sacrificando le libertà fondamentali, sacrificando lo Stato di diritto e distruggendo la metà dell’economia e dell’impresa nel sud d’Italia. E anche in altre regioni. Delegando ai pm la riscrittura della storia patria insieme ai giornalisti loro alleati – se non complici o quantomeno sodali – mediante una convegnistica ossessiva, una pubblicistica degna di miglior causa e, da ultimo, mediante la progettazione seriale di serie televisive. Che promuovono nel mondo il nostro migliore prodotto: la mafia e la relativa lotta alla stessa. Con lieto fine tutto incluso. Siamo andati avanti così dalla caduta della Prima Repubblica ad oggi e che ci ritroviamo in mano? Un pugno di mosche. L’essere circondati dalla commiserazione e dal disprezzo generale per avere delegato alla magistratura di cui ha parlato Luca Palamara nel suo libro con Alessandro Sallusti una sorta di giudizio universale permanente con la lavagna dei buoni e dei cattivi in continuo aggiornamento.
Così un Paese impazzito ha dato vita alla più demenziale e pericolosa classe politica e dirigente degli ultimi cento anni – dal fascismo in poi – quella dei grillini e dei para tali, a destra e a sinistra, e così ci siamo trasformati in un manicomio a cielo aperto con i pm che letteralmente volano nei cieli, da un capo all’altro della penisola, trasformati in supereroi da fumetti Marvel. Per questo parafrasando la nota frase proferita da Bertolt Brecht possiamo dire tutti in coro: “Beati quei Paesi, e quei popoli, che non hanno bisogno di supereroi”. E anche “peccato che quel Paese per ora non sia l’Italia”.
Aggiornato il 06 agosto 2021 alle ore 14:43