Un popolo di dipendenti statali che si autoproclamano “eroi”

Da tempo è notorio come gli interessi di categoria si riescano a tutelare meglio con la scorciatoia mediatica. In particolare se si riesce a costruire il “mito dell’eroe”. Che quando si vive nella routine è immancabilmente un combattente antimafia o anticorruzione. Anche in regioni dove questo fenomeno è marginale e anche quando la potenza di fuoco delle organizzazioni criminali in Italia è scesa statisticamente almeno del 30 per cento dagli anni ‘80 a oggi. Ma dato che esiste un postulato retorico giornalistico secondo cui “un boss è per sempre”, alla stregua dei diamanti della pubblicità e persino se ha 80 anni e ne ha passato 40 in cercare, anche un mito di eroismo di un qualsivoglia magistrato nella lotta a suddetto fenomeno criminale può agilmente provare a esserlo.

Così capita che pm che hanno avuto l’unico merito di potare quasi a termine inchieste ideologiche – mettiamo quella sulla asserita trattativa tra Stato e Cosa nostra – con alle spalle mezzi fiaschi investigativi, come i vari processi Borsellino, oggi possono strizzare l’occhio a chi li paragona a martiri veri di quella trincea, cioè i mai abbastanza compianti Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. In molti quindi si paragonano a queste due limpide figure. Ma rigorosamente senza esserlo. Tra le tante autocertificazioni è nata quella di “eroismo intrinseco”. E adesso – giustamente e avendo nel tempo mangiato la foglia – se ne avvalgono e se ne approfittano in tanti. Tendenzialmente tutti quelli che ne hanno la possibilità o l’occasione.

Dopo i pm dalle inchieste in prima pagina – e spesso ultime ad andare a giudizio – e dopo i vari tromboni tra gli alti papaveri della sicurezza, che vivono e progrediscono in avanzamento di carriera sulle spalle dei propri sottoposti, adesso arrivano due o tre new entries: è il turno dei virologi che scrivono libri a raffica, dei medici che vanno sempre in tivù, di alcuni infermieri da talk show, e dei volontari da complemento social mediatico. Con un assordante coro di retorica tele giornalistica. Dove il “tele” sta per significare la lontananza “anni luce” da un’informazione onesta. Altri eroi verranno. Una o due categorie di lavoratori per ogni futura emergenza. Sanitaria o sociale. O economica. Un mondo di task force.

E una nuova maniera di auto promozione – delle singole categorie di lavoratori – che è nata. Chi ha bisogno di un sindacato se ogni giorno passa da eroe in televisione per ore e ore? La strada ad aumenti di stipendio – tutti statali o pubblici – è in discesa. Beato un popolo che non ha bisogno di eroi, recita chi si richiama a una nota citazione. Oggi si potrebbe aggiungere: “ancora più beato”, ovvero “beatissimo”, un popolo dove l’eroismo non è un mestiere o una scorciatoia per trovarsene uno.

Aggiornato il 21 maggio 2020 alle ore 13:44