Gli iscritti pentastellati dicono sì al nuovo Statuto. Giuseppe Conte esulta, Vito Crimi gongola e la fronda interna non nasconde il malcontento. Il “gerarca minore”, durante una diretta Facebook, afferma che “gli iscritti al voto erano 113mila 894. Hanno votato in 60mila 940”. Il voto, ha fatto sapere il notaio, è del tutto regolare. La procedura si è svolta sulla nuova piattaforma Skyvote, che sostituisce Rousseau. Il reggente del Movimento 5 stelle sottolinea che “il quorum, pari alla metà degli aventi diritto al voto, è stato ampiamente superato. I sì al nuovo statuto sono stati 53mila 238, pari all’87,36 per cento, 7mila 702, invece, i no. Questo è un risultato straordinario che dimostra come lo Statuto non sia un mero strumento, ma una vera e propria rivoluzione in termini di identità di un Movimento che punta al 2050. Contestualmente convoco l’assemblea degli iscritti per la votazione del presidente”.
Crimi ricorda che “l’indicazione spetta al garante Beppe Grillo, che ha già indicato nel professor Giuseppe Conte la figura del presidente. Pertanto, dalle 10 del 5 agosto alle 22 del 6 agosto, si potrà votare sulla proposta di elezione”. Il reggente, che si è speso personalmente per sanare la frattura tra l’ex premier e il fondatore, sostiene che il voto sullo statuto grillino sia “stato un momento di grandissima democrazia. I risultati sono stati eccellenti. Ci sono stati tentativi di intrusione, di attacco ma sono stati tutti respinti”.
Conte pregusta il momento dell’incoronazione. Il leader in pectore firma un lungo post su Facebook: “Oggi – scrive – è un grande giorno. Una grande festa di partecipazione democratica, in particolare per tutti coloro che si riconoscono nel progetto politico-sociale che segna il nuovo corso del Movimento 5 stelle. È stato superato il quorum in prima convocazione e il nuovo statuto, insieme alla Carta dei princìpi e dei valori, sono stati approvati dal 87,36 per cento degli iscritti. Ringrazio di cuore tutte coloro e tutti coloro che hanno partecipato a queste giornate di democrazia che consolidano e danno forma a questo ambizioso progetto, che ci ha impegnato per mesi”.
Conte esprime gratitudine a Crimi, rivolgendogli “un ringraziamento particolare”. Per avere “seguito, con grande dedizione, questa delicata fase di transizione” e per avere fatto in modo “che il passaggio alla nuova piattaforma di voto avvenisse senza intoppi. Con il nuovo statuto il Movimento si dota di una nuova struttura, con nuovi organi e nuovi ruoli, con nuove norme utili a regolare la vita interna e i rapporti verso l’esterno. Molti principi sono invece confermati, valorizzati e rafforzati: tra questi quello della democrazia diretta e partecipata, che resta elemento fondativo della nostra comunità. Siamo quello in cui crediamo. Crediamo nella democrazia partecipata quale motore per dare ancora più forza alla nostra presenza sui territori e nelle istituzioni”. Conte professa ottimismo pensando al futuro del Movimento. “Il voto di oggi – conclude – non rappresenta un punto di arrivo, ma di ripartenza. Abbiamo un grande lavoro da fare, e come sempre, dobbiamo farlo tutti insieme. Coraggio!”.
Eppure, l’atmosfera ovattata e plebscitaria nasconde il feroce dissenso interno. La conferma è arrivata ieri alla Camera, in occasione del voto finale per la riforma del processo penale. Tra i pentastellati si sono registrate ben 16 assenze, due voti contrari e un astenuto. In realtà, era stato lo stesso ex capo del governo a garantire la compattezza dell’universo grillino. Secondo fonti ortodosse vicine al leader giallorosso, chi si è opposto alla riforma rischia addirittura l’espulsione. Come scrive Il Giornale oggi i fedelissimi contiani sono più agguerriti che mai. “Speriamo – sostengono – che quelli che ora si assentano non assumendosi la responsabilità abbiano poi la decenza di assentarsi anche nel momento delle liste per prossime candidature in Parlamento di modo da lasciare spazio a chi lavora per il M5s e non per i propri individualismi”. Ma c’è pure chi attacca Conte: “Ha confuso l’autorevolezza con l’autoritarismo”. Stavolta il riferimento ha un nome e cognome: Alessandro Melicchio, deputato pentastellato che domenica aveva votato a favore delle questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate da Fratelli d’Italia e L’alternativa c’è, contrariamente all’indicazione del gruppo. È pur vero che Melicchio alla fine ci ha ripensato e non ha fatto mancare il proprio voto alla riforma. “Vogliono sanzionare gli assenti? Benissimo, iniziamo da Crimi e Taverna allora”, è la provocazione di un grillino ipercritico. Per non parlare dei “no” di Luca Frusone e Giovanni Vianello.
Aggiornato il 04 agosto 2021 alle ore 17:46