Il 15 marzo è avvenuto il passaggio di consegne tra il Governo di accordo nazionale uscente (Gna) di Fayez al Sarraj e il nuovo Governo di unità nazionale, guidato dal premier Abdul Hamid Dbeibah, che dovrà traghettare il Paese verso le nuove elezioni fissate per il 24 dicembre prossimo, settantesimo anniversario dell’indipendenza della Libia. Un governo che, al momento, sembra partire con i migliori aruspici avendo ottenuto una fiducia dal Parlamento pressoché totale.
Un risultato reso possibile oltre che dall’abilità dei funzionari della missione Onu a Tripoli (Unsmil) anche dalle posizioni più morbide assunte dagli attori esterni, in particolare Russia, Turchia ed Egitto. Per portare il Paese alle urne deve essere prioritario in agenda lo smantellamento delle milizie e il completamento del cessate il fuoco, ma sicuramente non deve essere in secondo piano l’unificazione delle istituzioni economiche e la rapida riaffidabilità delle stesse.
Non è un caso che in questo contesto Dbeibah abbia accennato all’Italia come partner prioritario per la ricostruzione e non è un caso che lo abbia fatto nel momento in cui Mario Draghi è premier. Draghi non ha perso tempo e oggi è in missione a Tripoli, accompagnato dal ministro Luigi Di Maio e dal proprio consigliere diplomatico Luigi Mattiolo. Nel suo primo viaggio all’estero potrà mettere nei primi punti dei colloqui il suo ruolo di garante nella unificazione e nella ristrutturazione della Banca centrale libica, in quanto nessuno come lui conosce i meccanismi e i contrappesi politici nelle relazioni tra le banche centrali europee e le ricadute su Tripoli. Ma nel dossier preparato nei minimi particolari dai vertici della Farnesina c’è molto altro, dal ripristino dell’aeroporto di Tripoli alla costruzione dell’autostrada costiera Tunisi-Bengasi, dalla formazione della guardia costiera per una corretta gestione dei migranti al rispetto dei diritti umani nei centri di raccolta.
La visita di Draghi si concluderà con una dichiarazione congiunta con l’omologo libico in cui pare che la delegazione italiana voglia sottolineare proprio l’importanza del rispetto dei diritti umani, quale fondamenta per proseguire un concreto percorso di cooperazione. Lo smantellamento delle milizie a favore di unità regolari dovrebbe garantire anche un cambio di passo nella gestione dei campi di raccolta dei migranti. Il buon esito della visita, preceduta da varie missioni in Libia del nostro ministro degli Esteri con i suoi vertici diplomatici, sarà facilitato dalla caratura internazionale di Mario Draghi, il cui obiettivo è riaffermare la meritata leadership italiana in un Paese dove, pur nelle condizioni più drammatiche, ha continuato a funzionare l’ambasciata italiana a Tripoli e un ospedale militare a Misurata.
Si spera che gli sforzi e gli impegni profusi dall’Italia verso le istituzioni libiche non siano più oscurati dall’egemonia turca nella Tripolitania e da quella russa in Cirenaica. È iniziato un nuovo corso che Draghi sembra aver colto bene e dal successo della missione si apriranno per il nostro Paese grandiose opportunità.
Aggiornato il 07 aprile 2021 alle ore 09:17