Centrodestra alla finestra, occhi puntati su FI

Il centrodestra guarda fisso al tavolo della maggioranza, che riunito da ore stenta a ritrovarsi, e spera che salti. Soprattutto spera ancora nel voto anticipato, un miracolo che metterebbe d’accordo tutta la coalizione. E invece le chance sono poche e l’alternativa - un governo istituzionale aperto a Forza Italia e ai centristi - segnerebbe la rottura del fronte, finora unito. Se non riuscisse la mediazione di Roberto Fico tra Italia Viva, 5 Stelle e Pd - e quindi l’approdo al Conte ter - le strade dell’opposizione potrebbero dividersi se comparissero all’orizzonte le larghe intese. Il partito di Silvio Berlusconi salirebbe sulla scialuppa della maggioranza invocando il “Governo dei migliori”, la Lega starebbe al largo con un appoggio esterno, mentre Giorgia Meloni direbbe addio tagliando il filo dell’alleanza. Decisivi quindi gli azzurri che, insieme a Udc, Cambiamo e al resto dei centristi, possono spostare l’asse. Da qui la diffidenza degli altri due alleati, tutti consapevoli che il rischio del crac c’è ma per ora è rinviato. Nella lunga giornata del confronto sui temi e sul fantomatico programma per ricucire lo strappo dei renziani, il centrodestra osserva. Gongola di fronte alle crepe che affiorano all’esterno, in particolare sui fondi del Mes e sulla sorte del reddito di cittadinanza, che contrappongono Iv e M5s. Eppure nello stesso giorno proprio dal partito di Matteo Renzi arriva una sponda (indiretta) al centrodestra: è la proposta di una bicamerale delle riforme, alias la legge elettorale ma anche altri correttivi imposti dal taglio del numero dei parlamentari, che sia guidata dalle opposizioni. Non basta: Renzi offre su un piatto d’argento alle opposizioni anche la presidenza di una bicamerale sul Recovery. La bicamerale sulle riforme i renziani la mettono sul tavolo, anticipata dal loro deputato Roberto Giachetti. In realtà è un’idea partorita dal movimento di Giovanni Toti che ne rimarca la paternità, ma assicura “piena collaborazione in Parlamento”.

Dunque una mano tesa dal senatore di Rignano che potrebbe solleticare i più moderati. In linea di principio è così, ma non mancano i sospetti: “Non è forse un po’ troppo tardi per una proposta del genere?”, fa notare la capogruppo di FI al Senato, Anna Maria Bernini che quindi insinua: “Non vorrei che fosse solo un doppio pacco per rendere meno indigesto agli italiani il pacco del Conte tre”.

Nel frattempo, Lega e Fratelli d’Italia parlano all’unisono e chiedono che il presidente Sergio Mattarella torni a sentire la voce degli italiani, come unica opzione. La leader di FdI insiste e azzarda che “le elezioni sono più vicine di quanto si voglia dire”. Quanto a un eventuale appoggio esterno del Cavaliere, Meloni vacilla e poi taglia corto: “Berlusconi l’ha escluso categoricamente e non ho motivo di non fidarmi delle sue parole”.

Aggiornato il 02 febbraio 2021 alle ore 10:01