Matteo Salvini, durante una conferenza stampa di non molto tempo fa, ha auspicato un’alternativa liberale da contrapporre allo statalismo cronico ed insanabile di Pd e M5s, e da proporre ad un’Italia sfiancata economicamente dal Coronavirus, che continua a non vedere reazioni sufficienti da parte del governo di Giuseppe Conte. Nonostante il monopolio esercitato sulle notizie dal Covid-19, è stata avvertita una sorta di svolta da parte del leader leghista. Qui su L’Opinione ne ha già parlato l’onorevole Giuseppe Basini attraverso l’editoriale intitolato “Una Lega per la libertà”. Il Carroccio non è mai stato un partito dirigista e socialista in senso stretto, ed ha raccolto spesso, in tutta la sua lunga storia, il consenso di numerose Partite Iva del nord, più stanche della voracità fiscale di Roma che interessate al dio Po di bossiana memoria. Ma una certa svolta c’è stata e c’è perché la Lega si è concentrata sinora solo su alcuni temi specifici senza dare la precedenza assoluta alle libertà economiche e sociali, pur non rifiutandole ovviamente. Ricordiamo la Lega Nord di Umberto Bossi assorta nel federalismo e nella secessione padana, e la Lega salviniana impegnata perlopiù circa la sicurezza, l’immigrazione e le tante questioni riguardanti l’Europa. Una Lega che si fa promotrice di un’alternativa liberale è da accogliere in maniera molto positiva.
Occorre incoraggiare Salvini a proseguire sempre più su questa strada perché l’Italia ferita e mortificata di oggi, aggredita dal virus e non difesa da un governo di pauperisti, ha davvero bisogno di un partito dotato della possibilità di divenire un riferimento di massa, il quale non sia sordo di fronte al grido di allarme ormai disperato di famiglie e piccole e medie imprese. Come sappiamo tutti, anche chi finge di non vedere e sentire da anni, l’economia italiana zoppicava ed arrancava anche prima del terremoto sociale scatenato dalla pandemia, perché questo è un Paese che non ha mai curato le proprie patologie croniche ed endemiche, ovvero lo statalismo, la burocrazia, l’uso inefficiente del denaro pubblico e l’iniqua imposizione fiscale usata proprio per colmare le voragini create dalla schizofrenia statale. Mali che impoveriscono la società e strangolano la libera intrapresa. Il Coronavirus e il conseguente lockdown hanno inferto poi una coltellata che può seriamente rivelarsi mortale, soprattutto in presenza di un governo incapace di reagire all’emergenza economica e poi di affrontare i nodi cruciali di un declino che si trascina da troppi anni. Non ci si può aspettare granché del resto da soggetti come il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle, sprovvisti del tutto di un dna liberale e riformatore. Ecco che la “Lega per la libertà”, evocata da Giuseppe Basini, potrebbe essere la giusta risposta per fare sentire anzitutto meno sole le vittime economiche di questa crisi, e poi, naturalmente, per rendere possibile quanto prima la caduta di questa accozzaglia di aspiranti Nicolás Maduro.
Tutto ciò insieme agli alleati di centrodestra, da Fratelli d’Italia a Forza Italia e Cambiamo di Giovanni Toti. Diventare “liberali” o esserlo maggiormente non deve far pensare, come forse qualcuno teme, ad una Lega riverniciata di moderatismo ad oltranza, ovvero rinunciataria circa il superamento dello status-quo italiano ed europeo, e fautrice dei peggiori inciuci e della politica del doppio o triplo forno. L’ipotesi di un governo di emergenza nazionale, magari guidato da Mario Draghi e sostenuto anche dalla Lega, è senz’altro ricorrente, e se il premier Conte dichiara al Corriere della Sera di non temere la caduta del suo governo, ciò significa che dietro le quinte non si è smesso perlomeno di ragionare su una possibile alternativa tanto all’attuale esecutivo così com’è ora quanto alla prospettiva di elezioni anticipate. Fra parentesi, occorre rilevare come la via migliore rimanga quella del voto e della ricerca di una maggioranza politica, anche se un eventuale contenimento della deleteria azione giallorossa, tramite un nuovo governo con rapporti di forza diversi dagli attuali, sarebbe già un passo in avanti per questo disgraziato Paese. Ma la svolta liberale di Matteo Salvini non ha davvero alcun nesso né con l’ipotetico prosieguo della legislatura con una formula diversa dal Conte bis, né tantomeno con la paventata “democristianizzazione” leghista, perché rappresenta al contrario una proposta pensata proprio per le elezioni, quando ci sarà permesso di votare, e non per qualche scambio sottobanco.
La Lega, che ha già saputo intercettare il favore di circa il 30 per cento degli italiani, può e deve farsi carico delle battaglie liberali rimaste in sospeso e senza più condottieri, e della rabbia di un Paese che, mancette e pannelli di plexiglass a parte, viene lasciato morire, economicamente e socialmente, dagli alfieri della decrescita felice. La Lega e il resto del centrodestra hanno il dovere di essere quell’Italia che, anche durante una fase inedita e drammatica come quella che abbiamo vissuto in questi ultimi mesi, preferisce la libertà e la responsabilità alle soluzioni poliziesche importate da un regime come quello cinese. Fra il duo Claudio Borghi-Alberto Bagnai e chi milita nel Ppe in maniera acritica, elemosinando la clemenza della Bundeskanzlerin di Berlino, vi può essere la via dell’euroscetticismo liberale e conservatore che non ignora le tante disfunzioni di questa Ue franco-tedesca e le combatte per dare all’Italia un destino migliore all’interno del Vecchio Continente, ma non illude i cittadini sulla facilità di determinati obiettivi, non raggiungibili invece da un giorno all’altro. Urge un rassemblement della libertà, della responsabilità e del buonsenso, capace di offrire un approdo credibile alla rabbia più che giustificata di tante famiglie ed imprese italiane, e di sottrarla a forme di neo-grillismo come quella colorata di arancione e promossa dall’ex generale Antonio Pappalardo. Di antipolitica dalle poche e confuse idee ne abbiamo già avuta una e per il momento essa potrebbe bastare, ma si sa, quando si è esasperati, non si ottiene uno straccio di risposta dalla politica tradizionale e quindi non si ha più nulla da perdere, è facile intraprendere anche le strade più improponibili ed impensabili.
Aggiornato il 08 giugno 2020 alle ore 15:09