Il ping pong delle istituzioni europee e il miraggio di un nuovo Jaques Delors

Oggi il Consiglio europeo si riunirà ancora una volta per valutare quali possano essere le migliori misure idonee a fronteggiare la grave emergenza che ha colpito i Paesi membri. E ancora una volta probabilmente assisteremo al solito teatrino dello scontro Nord-Sud, Mes o Eurobond, intransigenza o espansione. Sono oramai settimane che si temporeggia su questi temi e il problema principale per i convenuti ai vari tavoli delle trattative sembra essere il compiacere al proprio elettorato e non al bene comune della popolazione e delle strutture istituzionali dell’Europa. Tirando la corda si rischia che l’intransigenza e il riferimento agli ordinari e severi strumenti economici concepiti negli anni porteranno alla dissoluzione dell’attuale architettura europea.

Non trovando un accordo intergovernativo nell’ambito prima dell’Eurogruppo e oggi del Consiglio europeo probabilmente la palla passerà alla Commissione. Forse in un irrealizzabile mondo utopico vorremmo immaginare che il presidente della Commissione, investita della questione, estraniandosi dalle proprie origini e portando al centro delle riflessioni l’Europa potesse riferirsi a un suo illustre predecessore, Jacques Delors. Nel suo famoso libro bianco, il tre volte presidente di Commissione per far fronte alla crescente disoccupazione nei Paesi membri auspicava una politica espansionistica sul modello di quella degli Stati Uniti di quegli anni.

Al fine di evitare che qualche Paese membro, scoperti gli artifizi monetari dei più austeri all’apparenza, non cominci a fare da solo portando l’Europa al baratro, nel tentativo di tale emulazione, la presidente Ursula von der Leyen potrebbe andare anche oltre alla poco efficace previsione di prestiti in qualunque forma o denominazione ora previsti. Elevandosi dalla triste partita a ping pong cui stiamo assistendo, faccia vedere chi comanda al di sopra delle parti e del Consiglio europeo, ove irrimediabilmente ciascun membro deve rispondere alla propria parrocchia.

Prenda l’iniziativa e preveda un grande piano per la ricostruzione e la ripresa economica di trilioni di euro non basato sul debito – comune o non comune che sia – e tantomeno garantito dagli Stati membri che non avranno più soldi e saranno in deficit, ma basato su nuove risorse. Non si indebolirà l’euro per il solo fatto che tutti gli altri Paesi titolari di valuta forte stanno agendo in tale direzione, pertanto, interverrà un meccanismo di compensazione. Non esisteva ancora l’Euro ma Delors con la sua ricetta portò l’Europa fuori dalla stagnazione e ancora adesso è ricordato come il più grande presidente di Commissione, oltre che il più duraturo. La signora von der Leyen, non foss’altro che per pura ambizione, dovrebbe riflettere che con gesti estremi e coraggiosi si passa alla storia. E questa potrebbe essere l’occasione. Fedeli al dogma dei conti in ordine si può essere invece ricordati al massimo per una tornata elettorale.

Aggiornato il 23 aprile 2020 alle ore 13:02