Il coraggio di un’altra Sigonella

Il premier Giuseppe Conte ha davanti a sé una settimana molto impegnativa che preoccuperebbe anche chi la politica l’ha fatta tutta la vita. Dovrà lottare con forze molto al di sopra delle sue per cercare di rimediare qualche risultato che gli possa consentire di salvare la faccia di fronte al Paese e, soprattutto, di continuare a fare il premier. Non sarà facile e alla fine otterrà briciole, pure a debito. Potrebbe a questo punto compiacere i convenuti al tavolo europeo, far finta di dover accettare questo benedetto Mes senza successivamente ricorrervi e cominciare poi a fare lo statista sul serio come d’altronde fanno gli altri, che ancora non hanno precisato come hanno fatto a far arrivare una pioggia di miliardi sonanti direttamente nelle tasche dei francesi e dei tedeschi in difficoltà.

Ha un esempio cui riferirsi nella storia italiana. Ottobre 1985, al largo delle acque egiziane era stata sequestrata la nave da crociera italiana Achille Lauro da quattro terroristi palestinesi che richiedevano la liberazione di 50 militanti dell’Olp detenuti in Israele. Il fatto era avvenuto su territorio italiano, quale è una nave commerciale in acque internazionali, e nonostante a bordo ci fossero cittadini statunitensi le negoziazioni per far desistere i terroristi furono condotte e concluse dal Governo del tempo, guidato da Bettino Craxi, che diede la sua parola per un salvacondotto.

Salvacondotto non gradito a Ronald Reagan che non esitò a levare in volo i suoi caccia e a far dirottare su Sigonella l’aereo che portava in Tunisia, come convenuto, ambasciatori e rappresentanti dell’Olp. I Delta Force dell’ancora adesso attiva base americana in Sicilia furono schierati per acciuffarsi i contesi passeggeri, secondo regole di diritto internazionale forse mal interpretate. Si trovarono però davanti carabinieri e avieri decisi a far valere la sovranità territoriale secondo precisi ordini ricevuti. L’Italia, nonostante il parere di infedeli opinionisti che ancora oggi sostengono che la logica da polizia giudiziaria debba prevalere sulle ragioni di Stato, alzò il capo e agli occhi del mondo – coerente alla parola data – apparse vincente.

Ora siamo di nuovo ad un bivio. Chiunque sia al timone del nostro Paese deve essere consapevole di guidare il Paese più bello e ambito del mondo. E come tutte le cose più belle e ambite tutti vorrebbero possederne un pezzetto, a qualunque costo. Quindi, signor premier, se i convenuti, come fece Reagan con Craxi, non tengono conto delle esigenze sovrane del suo Paese, o addirittura le calpestano, agisca copiandoli: inietti nel sistema la liquidità che ritiene necessaria per aiutare milioni di persone che oggi sono davvero in difficoltà e non attraverso la farsa dei prestiti bancari pseudo garantiti che da oggi potrebbero innestare una rivolta proprio nei confronti degli istituti emittenti una volta compreso che non potranno emettere un bel nulla. Come farlo? Completi il possesso di qualche istituto di credito già largamente partecipato dallo Stato, senza inventare nulla e mutuando quello che stanno facendo i suoi algidi censori, si faccia dare l’Iban degli aventi bisogno e schiacci il pulsante della liquidità. Verrà ricordato come Craxi a Sigonella.

Aggiornato il 20 aprile 2020 alle ore 12:05