Governo Conte, D’Ettore: “Così non va”

“Ci avevano chiesto di essere collaborativi ma votare oggi questo ulteriore e deludente decreto governativo per l’economia farebbe di noi dei collaborazionisti. Per questo dico, così non va, governo Conte. Su di noi potrà contare solo per miglioramenti concreti in Parlamento non per una fiducia a occhi chiusi”.

Maurizio D’Ettore, parlamentare di Forza Italia e membro della Commissione bilancio e vicepresidente della Commissione d’inchiesta sulle banche, non le manda a dire, sia pure attraverso un linguaggio forbito e almeno, in parte, diplomatico.

Cosa non va?

Diciamo che fornire garanzie per futuri indebitamenti da parte di piccole, medie e grandi imprese equivale a fornire un possibile contorno facendo però saltare a tutta la popolazione il piatto forte.

Che sarebbe stato?

Un’iniezione di soldi veri e propri da dare direttamente ai cittadini che andrebbero anche risarciti per un’epidemia che è scoppiata e dilagata anche per evidenti negligenze governative, come l’avere chiuso tutto solo un mese e mezzo dopo avere firmato il decreto che metteva il Paese in stato di emergenza.

Forse i soldi per questo piatto forte non c’erano.

Beh, su questo si potrebbe discutere. Però prima bisogna essere generosi e giusti con i cittadini che si governano, soprattutto nel momento che si pretende da parte della Ue la stessa solidarietà che poi si nega in patria.

Non mi dica che giustifica l’Europa?

Ma quando mai. Però va detto che, al netto delle liti sul Fondo salva Stati, e sui Coronabond, qualcosa di più concreto di quanto ha fatto sinora il governo in sede europea si è fatto. Penso alla ricapitalizzazione della Banca europea degli investimenti e alla mobilitazione massiccia della Bce, sia pure dopo un paio di false partenze.

A proposito del Fondo salva Stati lei che ne pensa di questa polemica ideologica soprattutto in seno al governo?

Sempre stato contrario tanto ai totem quanto ai tabù. Il vecchio Salva Stati è ovviamente fuori gioco. Ma nessuno può chiederci di accettare troike o condizioni vessatorie. Se il Mes diventa però senza condizioni e viene rimodulato con l’accordo di tutti – nel caso cambiamogli anche il nome – non vedo perché non prendersi quei 35 miliardi di soldi veri già pronti per noi da distribuire agli italiani, magari come antipasto in attesa del piatto forte che nel caso della Ue sarebbero i corona o gli Eurobond.

Comunque, Giuseppe Conte non ha ascoltato le opposizioni dopo essersi appellato a quell’unità auspicata da Sergio Mattarella.

Su questo non ci piove. Hanno avuto sinora il braccino molto corto. Anche sulle tasse solo rinvii, mentre noi avevamo chiesto uno slittamento di un trimestre minimo. Meglio due, di ogni pagamento comprese le rottamazioni e le rateazioni in essere, semplicemente spostando le rate saltate in coda a quelle da pagare. Poi c’era anche la proposta di trasformare le rottamazioni in essere in saldi a stralcio, anche quella è una maniera di aiutare le piccole e medie imprese e i professionisti che costituiscono il 95 per cento della platea di chi si avvale di rottamazioni e rateazioni varie. Ma anche su questo non c’è stato peggior sordo di chi non ha voluto sentire.

E allora, adesso, in cosa può sostanziarsi questa collaborazione con Conte?

In un tentativo di migliorare in Parlamento questo deludente decreto. Ma, ribadisco, se mettono la fiducia salta tutto. Noi possiamo essere collaborativi ma non collaborazionisti.

Aggiornato il 08 aprile 2020 alle ore 12:01