Renzi, un coro di “No” all’idea di un governo istituzionale

Matteo Renzi prova a dare le carte. Si atteggia a leader del 40 per cento, dimenticando che il suo partitino “vale” solo il 4. Questione di zeri, si dirà. Ora il leader di Italia viva lancia un fantomatico governo istituzionale per realizzare la riforma della premiership e introdurre “il sindaco d’Italia”. È emblematica la battuta con la quale il ministro dem della Cultura Dario Franceschini liquida il renzismo di cui era stato corifeo: “Come lo scorpione di Esopo – sottolinea – Renzi uccide la rana che lo sta portando in salvo: per ammazzare il governo Conte, va a fondo anche lui”.

L’ex premier si appella a tutti i partiti per le riforme, lanciando l’idea di un esecutivo istituzionale, senza Giuseppe Conte alla guida. Il leader di Italia viva aggiunge che non è necessario, che può restare anche Conte, se accetta un patto “modello Nazareno” con Matteo Salvini, suo acerrimo nemico. Ma il leader della Lega, per il momento non abbocca. “Conte si dimetta. Spero che si voti il prima possibile e non esistono governini, governicchi, accordi segreti, trucchetti di Palazzo. Prima si vota, meglio è”, dichiara l’ex ministro dell’Interno, che fu il primo a lanciare l’idea di un patto sulle riforme con tutti i partiti. Dicono no Fratelli d’Italia e tutta la maggioranza. Solo Forza Italia sembra aprire ma con molte cautele. “Il governo istituzionale è sempre stata la nostra proposta – dice Maria Stella Gelmini – ma prima via Conte”. 

D’al canto suo, il premier è gelido, naturalmente. Conte che in serata si trincera dietro un “no comment”, facendo però sapere che “farà sapere le sue determinazioni” nei prossimi giorni. Dopodiché, taglia corto: “La priorità è la crescita. Lancerò una cura del cavallo per il sistema Italia”. Il Pd risponde picche a Renzi e rilancia la proposta a tutti i partiti (“I numeri ci sono anche senza Italia viva”) di approvare il sistema proporzionale con sbarramento al 5 per cento che “Renzi teme”: “Propone il sindaco d’Italia perché pensa di non farcela a superare l’asticella, è il suo Paurellum”, dicono i Dem in transatlantico. “L’Italicum è stato bocciato nel 2016 e non si torna indietro”, dice da Leu Roberto Speranza.

Ospite di Bruno Vespa, nel salotto di Porta a porta, su Rai Uno, Renzi non si assume la responsabilità dello strappo, ma non fa mezzo passo per ricucire. Rilancia la sfiducia al ministro Alfonso Bonafede “se non cancelleranno la riforma della prescrizione”. Dichiara che l’unica cura del cavallo per l’economia “è cancellare il reddito di cittadinanza”. E sfida Conte: ha “provato a sostituire” Italia viva con i responsabili e “non ce l’ha fatta, se vuole farlo, la prossima volta farebbe meglio a riuscirci”.

“Non ci interessano le sparate”, dice il reggente pentastellato Vito Crimi. “Chiacchiericcio insopportabile”, commenta il leader del Pd Nicola Zingaretti. “La nostra pazienza è giunta a un limite”, dicono i Dem, nel giorno in cui Italia viva torna a votare in commissione alla Camera con l’opposizione per provare a bocciare la riforma Bonafede sulla prescrizione. La convinzione dei Dem è che Renzi, cercando la sponda di Luigi Di Maio (“Purtroppo è quello che mi è più vicino in maggioranza”, dice il senatore fiorentino), voglia farsi cacciare dal governo o farlo cadere, per scalzare il premier e sostituirlo.

Aggiornato il 20 febbraio 2020 alle ore 12:30