
Ma davvero, per imprimere una svolta ecologista alla didattica scolastica italiana c’era necessità di inserire Vandana Shiva all’interno di un consiglio scientifico sullo sviluppo sostenibile di cui presto si munirà il Miur su decisione diretta del ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti?
La scelta, riportata su varie testate, lascia quantomeno perplessi. Non tanto per un’iniziativa molto eco-friendly che in tempi di greteschi ecorimbrotti potrebbe aver l’indubbio quanto, al momento, nebuloso merito di dare un’infarinatura sulla sostenibilità alle matricole universitarie e non. Quanto per la decisione di insediare l’attivista ambientalista, nemica degli Ogm, eco-femminista, promotrice dell’abbraccio umano globale agli ulivi pugliesi colpiti da Xylella per sconfiggere il micidiale batterio che da anni li sta decimando, nell’organo di cui intende munirsi il Miur.
La notizia, prontamente diffusa e commentata dal coordinatore della Segreteria di +Europa Giordano Masini che al ministro Fioramonti ha chiesto spiegazioni, meriterebbe davvero qualche chiarimento. Una breve rassegna delle sue prodezze scientifiche è sufficiente a giustificare la ribellione che l’iniziativa del capo del Miur sta provocando nel mondo scientifico vero e a motivarne la doverosa ancor più che legittima richiesta, non soltanto da parte di Masini ma di tutti i contribuenti, studenti e loro genitori che dal prestigioso e delicato incarico a tale personaggio dovrebbero trarre benefici sul piano didattico e della sensibilizzazione ai temi ed alla tutela dell’ambiente. Vandana Shiva, instancabile attivista anti-biotech e anti-tutto che in passato si è presentata al grande pubblico come scienziata e da anni incardina “scientificamente” la sua battaglia agli Ogm su menzogne, puntualmente smentite da stampa, studi e riviste accademiche, tra cui Nature, su una laurea in Filosofia ed una tesi per il PhD dedicata alla teoria dei quanti.
Tra le bufale che hanno decisamente contribuito ad accrescere la notorietà della “scienziata” estimatrice di Noam Chomsky e del suo scetticismo verso il pensiero scientifico, svetta quella che collega strumentalmente la diffusione del cotone Bt in India all’impennata di suicidi tra gli agricoltori che non possono più pagare le royalties pretese dalla Monsanto per l’acquisto dei semi, ed altrettanto strumentalmente tace su fattori come la discontinuità dei raccolti, le calamità climatiche e l’incostanza dei prezzi, e più di ogni altra cosa sul particolare che l’aumento dei suicidi in India, statistica alla mano, risale alla metà del decennio precedente all’introduzione, nei primi anni 2000, del cotone prodotto dalle biotecnologie. Periodo a partire dal quale, al contrario, i suicidi iniziano a calare. Non solo, nella sua lotta senza quartiere alla Monsanto la Shiva ha accusato l’azienda multinazionale di biotecnologie agrarie di produrre brevetti che impediscono ai contadini la conservazione le sementi che è, al contrario, tutelata da una legge del 2001 che assicura il diritto di conservare ed utilizzare i semi. E ad oggi l’India, nonostante un sistema di produzione ancora quasi esclusivamente basato su modeste aziende, è diventata il secondo produttore mondiale di cotone.
Che dire di quando, sempre in ossequio alla sua “grande rivoluzione che porterà al cambiamento” la Shiva, già nel 2012 soprannominata da Bill Moyers “la rockstar del movimento Ogm” e fiera di considerarsi “la spina nel fianco dell’industria Ogm” sì batté contro il riso arricchito con vitamina A da betacarotene che riduce la cecità nei bambini delle popolazioni sotto la soglia della povertà. E ancora, quando nel 1999, in seguito ad un ciclone abbattutosi sulla costa dello stato indiano di Orissa che uccise dieci milioni di persone e ne lasciò quindici milioni senza tetto né cibo, la Care e la Catholic Relief Society distribuirono grandi quantità di un composto alimentare ad alto contenuto nutritivo di mais e soia, per sfamare migliaia di vittime, la popolare promotrice del “trend della diversità, della democrazia, della libertà, della gioia, della cultura in cui le persone celebrano le loro vite”, invitò il governo indiano a rifiutare gli approvvigionamenti di cibo perché Ogm. Meglio morti, insomma, che salvati dal suo nemico di sempre, gli Ogm portatori di morte. Non c’è da meravigliarsi se poi è stata allora definita da Ronald Bailey su Reason “una delle persone peggiori del mondo”.
L’elenco annovererebbe molte altre testimonianze ma ci fermiamo per quel senso del limite che, forse, dovrebbe cogliere sulla via della sensibilizzazione ambientalista anche il titolare del Miur e trattenerlo da iniziative che nel migliore dei casi suonano come prova che al ministro Fioramonti ha dato di balta il cervello. Nel peggiore come trovata populista per cavalcare lo tsunami dell’ecologismo dissennato guidato dalla povera Greta Thunberg garantendo anche all’Italia la sua quota di ecofollia. A meno che, con questo curriculum, non si dia già per scontato che l’unico apporto immaginabile da parte dell’eco femminista Shiva si ridurrebbe a stabilire, con accademica credibilità, che Rosa, Viola e Peonia è bene, Pioppo, Fiordaliso, Narciso è male.
Aggiornato il 25 settembre 2019 alle ore 17:50