Gli strumenti della politica

Nella discussione politica vengono spesso usati termini il cui significato viene ritenuto scontato anche se nessuno si preoccupa di stabilirne con chiarezza il senso più corretto. Uno di questi è senza dubbio la “strumentalizzazione”, espressione che trova un impiego sempre più frequente nel clima aggressivo che caratterizza la vita politica italiana.

Apparentemente il concetto è chiaro: c’è  strumentalizzazione quando un evento negativo viene usato per fini di contesa politica, in particolare per attribuirne la colpa all’avversario. Vagamente la  strumentalizzazione richiama il l’instrumentum regni ossia il principio secondo il quale un aspetto della cultura collettiva, per esempio la religione, è concepito come strumento di controllo sociale. Tuttavia, al di là di questo aspetto macro-sociologico, la  strumentalizzazione, nel contesto attuale, è ravvisata in una moltitudine di casi particolari, come fosse una sorta di virus che si insinua dannosamente in ogni ambito della vita politica e collettiva. Un evento atmosferico che produca conseguenze gravi per una popolazione locale viene strumentalizzato per attaccare la politica imprevidente del governo regionale; un evento luttuoso durante una manifestazione di piazza viene strumentalizzato per addossarne la colpa al Governo centrale; i decessi dei migranti in mare viene strumentalizzato da una parte e dall’altra per sostenere tesi del tutto opposte, e così via.

C’è però da chiedersi cosa abbiano in mente, di volta in volta, coloro che accusano qualcun altro di aver strumentalizzato un evento. Certamente il silenzio, in alcuni casi – penso alla recente triste vicenda del carabiniere ucciso a Roma – sarebbe meglio della polemica. Rimane però il fatto che, senza la polemica e la strumentalizzazione, il silenzio sarebbe assordante e la politica in un regime democratico perderebbe qualsiasi significato. La prima e più classica forma di  strumentalizzazione è, infatti, quella esercitata dall’opposizione nei confronti del Governo espresso dalla maggioranza e il cui ruolo è quello di attribuire, puntigliosamente e quasi per definizione, a chi detiene il potere la responsabilità di ogni evento negativo che coinvolga il Paese.

Va da sé che, nel farlo, l’opposizione può commettere errori o cadere nell’esagerazione, ma, senza “fare strumento” di qualsiasi cosa che non vada per il verso giusto, cosa starebbe a fare in Parlamento? Altrettanto vale in ogni altra circostanza perché, in fondo, la  strumentalizzazione non è altro che una sfida per mezzo della quale viene lanciata un’accusa a cui l’accusato dovrà avere modo di portare prove contrarie. Se l’accusa è infondata o largamente influenzata da fattori non razionali essa svanirà come neve al sole, arrecando, fra l’altro, un più o meno grave danno alla reputazione di chi l’ha promossa. Se, invece, l’accusa ha qualche fondamento essa avrà reso un favore prezioso alla ricerca della verità. La  strumentalizzazione, in definitiva, non è altro che l’adozione di un’ipotesi nei confronti di un evento.

Poiché gli eventi non si spiegano da soli, è inevitabile e, anzi, auspicabile che, di fronte ad un fatto dalle cause incerte, il dibattito politico prenda in esame ogni possibilità interpretativa. Se ciò non fosse, saremmo veramente messi male in fatto di democrazia. D’altra parte, chi di noi non strumentalizza qualcosa nella propria attività? Forse non è strumentalizzazione quella di un’azienda che, per attirare l’attenzione del pubblico, assolda qualche personaggio famoso quale testimonial di un prodotto? E non è strumentalizzazione quella di un gruppo ambientalista che, per sostenere le proprie tragiche anticipazioni, prende spunto e insiste su un’estate più calda del solito, magari scambiando la meteorologia con la climatologia? Non strumentalizza chi, pur di imporre agli amici la propria preferenza per una vacanza in montagna, drammatizza l’immagine di una recente tromba d’aria su una spiaggia? O forse non è  strumentalizzazione la sottolineatura enfatica, da parte di un Governo, dell’aumento dell’indice di fiducia delle imprese, magari modesta ma comunque inaspettata e pur in presenza di altri indici negativi?

L’elenco potrebbe continuare e il risultato sarebbe sempre lo stesso: chiunque e, dunque, la stessa politica, per dare senso alla propria posizione ha bisogno di riferimenti reali di cui si servirà per persuadere. Può farlo bene o può farlo male, ma senza questi “strumenti” la macchina della razionalità non andrebbe mai in moto. Se, una volta in moto, esibirà scarsa efficienza e poca efficacia, ci guarderemo bene dall’affidare allo stesso autore il prossimo progetto. Ovviamente, strumentalizzando il suo insuccesso.

Aggiornato il 31 luglio 2019 alle ore 12:14