PLI: La Direzione voti la mozione per un Congresso aperto a tutti gli iscritti

Gentile Direttore,

la discussione attorno alle sorti e al futuro del Partito Liberale Italiano, che da giorni trova spazio allinterno del Suo autorevole giornale, comincia a farsi serrata. Purtuttavia, nonostante gli altisonanti richiami storici, espressi da due membri dell’“Ufficio di Segreteria” - ricordiamo qui e diamo atto invece al Segretario nazionale Giancarlo Morandi di aver chiesto, inascoltato, al Presidente, per ben due volte di permettere almeno la lettura della nostra mozione, - finora nulla è stato risposto a proposito dellunica, vera, novità credibile che aleggia nel campo liberale, la proposta di un Congresso aperto, cioè, a cui tutti strizzano locchio e che noi abbiamo ufficialmente chiesto, ma che l’attuale Presidente del Pli - e qualche suo occasionale epigono - non ha avuto ancora il coraggio di declinare in azioni concrete.

È comprensibile che qualcuno, non avendo altri modi, tenti, anche se magari con parole non sue, di farsi pubblicità gratuita, ma che questo avvenga sulla pelle di chi arditamente ha avuto il coraggio di segnalare arbitrari e dispotici atti che sono stati supinamente accettati non è proprio indice d’identità liberale. Evitiamo qualsiasi commento sul fatto che qualcuno faccia passare quanto denunciato come una ripicca personale autolesionista senza commentare quanto accaduto, non al bar, ma in una riunione della Direzione nazionale di un Partito che si professa liberale. Tutto ciò non può non far pensare che di liberale nel Partito sia rimasta forse solo l’intenzione.

Per ricordare ai nostri amici lettori liberali di cosa stiamo parlando, vogliamo anzitutto allegare la mozione censurata dal Presidente De Luca, che con la sua gestione ha umiliato non solo i cinque proponenti ma l’essenza stessa dell’essere liberali. Se non si permette una libera, seria, pacata discussione appaiono dunque impropri, risibili, i richiami ad Erasmo da Rotterdam o al manifesto di Oxford da chi ha subito, senza stigmatizzarla, una violazione così evidente dei più elementari diritti democratici. Riempire allesterno le colonne dei giornali di vuoti richiami alle gloriose pagine del liberalismo mentre, all'interno delle proprie mura, si opera un contenimento del dissenso di stampo sovietico, è una operazione che ha le gambe corte e, allo stesso tempo, più che nota a chi ha avuto l’ardire di metter piede nel Pli a gestione De Luca. Proviamo, qui, grazie allo spazio che Lei ci concede, a spiegare il perché.

Congresso aperto, questo abbiamo proposto noi, ma La Direzione vuole ancora celebrare un congressino da piccolo condominio, cristallizzato col sistema dei delegati e delle tessere. E, come sorta di risarcimento, lo vuole addirittura far precedere da “gli Stati generali dei liberali”. La solita piccola riunione connotata però dal libero ingresso per chiunque (quasi nessuno) con diritto di parola per la qualunque. Ne siamo contenti, ma non basta più.

Non basta aprire il vaso di Pandora per ventiquattro ore - e tra pochi intimi - se poi, a distanza di un mese, quello stesso Pli - che pure vuole essere promotore e protagonista di tale iniziativa - tornerà invece a chiudersi nei bizantinismi di uno Statuto inadeguato e obsoleto. Il Congresso del Pli deve essere finalmente rifondativo e rappresentare gli Stati generali di tutti i liberali. Questo è nelle nostre intenzioni, questa è la nostra proposta. Non pretendiamo di apparire pionieri. Bastino due considerazioni. Tutto ci divide dal Partito Democratico, poco o nulla condividiamo in termini di proposta politica. Eppure se quello che rimane il più grande partito organizzato e strutturato a livello territoriale in Italia decide, nel momento della scelta della propria leadership, di rivolgersi ai cittadini, ai simpatizzanti e ai sostenitori, ci chiediamo perché mai non possa farlo il Pli. Se un partito che ha governato (male) il nostro Paese, ma che mantiene un livello cospicuo di dirigenti con responsabilità di governo decide di aprirsi perché mai non dovrebbe farlo il Partito Liberale? Ma vogliamo essere ancora più precisi. Lo stesso Marco Pannella, lui sì un vero liberale, di certo sempre attento ai meccanismi (ma anche al rispetto) dello Statuto non si è mai sottratto all’apertura verso l’esterno del proprio partito, consentendo di votare ad ogni iscritto, anche a chi si iscriveva il giorno del Congresso, e allora perché, in piena crisi di idee, non possiamo farlo finalmente anche noi del Pli?

Ci chiediamo, e lo domandiamo alla schizofrenica gestione attuale del Partito, con quale credibilità chi silenzia il dissenso interno può poi rivendicare lappartenenza alla generazione di Erasmo e di Oxford? Rispondiamo noi.

Se oggi Voltaire avesse avuto la tessera liberale probabilmente sarebbe già stato allontanato da Stefano De Luca come pericoloso sovversivo. E se gran parte dei militanti liberali preferisce fare politica al di fuori del Partito ed è oggi sorda ai richiami, non più fascinosi, dellattuale Pli, ci sono delle responsabilità precise che hanno un nome e cognome: lo stesso nome e cognome del Presidente del Pli che continua, dal lontano 1997, a guidare un partito che ha ormai più transfughi che militanti.

Liti, ripicche e sguardi fieri al proprio ombelico sono proprio le motivazioni che semmai impediscono allattuale dirigenza di operare una scelta - stavolta per davvero - folle, quella di aprirsi finalmente alla società e alla galassia liberale il cui sostegno, con questa gestione, è stato impossibile intercettare.

Spiace vedere storici liberali, protagonisti autentici della nostra formazione, della nostra militanza, del nostro credo, lontani dal Pli, perché progressivamente, accompagnati alla porta, “colpevoli” solo del proprio dissenso. La maggioranza dei liberali - duole dirlo - è oggi fuori dal Partito: questa è la responsabilità più grave che prima o poi bisognerà che qualcuno si assuma.

 Il vero rilancio dei liberali non può dunque che ripartire da un “anno zero”. Ecco perché chi ha la responsabilità di essersi isolato rispetto perfino alla propria area politica ha oggi il dovere di assumersi finalmente le proprie responsabilità. Noi siamo quelli del Congresso aperto e rifondativo.

(*) Membri della Direzione nazionale del Pli​​​

Aggiornato il 31 luglio 2019 alle ore 16:40