Primo bilancio di una esperienza interessante

Ormai, da due anni, sistematicamente, grazie soprattutto all’alta professionalità di Claudia Moesch che cura la editing, l’immagine e l’intero processo mediatico, ogni martedì ed ogni venerdì pubblico un blog in cui tento di riportare alcune mie impressioni sulle scelte e sui comportamenti dell’attuale Governo e, spesso, mi diverto nel prospettare possibili proposte per il superamento di emergenze che, in modo davvero preoccupante, saremo costretti a vivere. Spesso le mie denunce sono considerate puro terrorismo mediatico, spesso le mie proposte di medio e lungo periodo sono considerate utopiche e quindi irrealizzabili. L’unica cosa che davvero mi conforta è la caparbietà con cui in questo biennio ho cercato di raccontare le gravi responsabilità di chi, prima dell’arrivo della compagine giallo verde e dopo, ha riportato in “recessione” il Paese. Sicuramente molti diranno che non siamo più in recessione e a quello sparuto gruppo di esperti di economia, convinto di una simile tesi, rispondo che la crescita dello 0,1 % del PIL è davvero strano non definirla recessione. Forse ormai è inutile continuare a ricercare e a denunciare le responsabilità, forse è più utile cominciare ad anticipare le possibili azioni che, speriamo quanto prima, una nuova compagine di Governo, formata anche dagli stessi schieramenti attuali ma composta da distinte persone fisiche, potrà assumere. Sono infatti sempre più convinto che all’interno sia del Movimento 5 Stelle che della Lega stia crescendo sempre più una convinta non condivisione, una convinta sfiducia negli attuali leader. Di Maio ormai da molto tempo subisce attacchi da parlamentari del Movimento e lo stesso Salvini oltre alle critiche di qualche collega di Governo, sempre della Lega, riceve attacchi dai leader della Lega presenti nel territorio come ad esempio i Presidenti delle Regioni Veneto e Lombardia delusi della mancata attuazione delle autonomie differenziate.

Prepariamoci, quindi, non ad una crisi della compagine di Governo, ma un cambiamento dei leader dell’attuale compagine; per assurdo pensiamo ad una nuova formazione con due Vice Presidenti del Consiglio come Giorgetti per la Lega e Buffagni per il Movimento 5 Stelle ed un Presidente come l’attuale Ministro Giovanni Tria; sicuramente una simile terna porterebbe anche ad un rimpasto degli attuali Ministri e forse torneremmo ad una fisiologica gestione degli schieramenti, quella in cui i leader politici non sono all’interno del Governo. Questa mia prospettazione è sicuramente non solo difficile ma forse purtroppo solo utopica poiché è davvero complicato incrinare l’attuale innamoramento del Vice Presidente Di Maio e del Vice Presidente Salvini a ciò che ritengono “controllo e gestione del potere”; entrambi, però, dimenticano che la storia e la esperienza ci insegna che questo innamoramento è sempre foriero di imprevedibili crisi e di crolli del consenso.

Ed allora invece di prevedere una prossima verifica elettorale o un cambiamento degli schieramenti attuali tentiamo di dare a questa ipotetica terna apicale del Governo la possibilità di ammettere non gli errori compiuti in questa prima esperienza annuale, ma di tentare, ad esempio, di modificare degli indirizzi che o si sono rivelati perdenti o, cosa più grave, hanno aggravato l’assetto socio economico del Paese.

Solo una nuova articolazione del Governo può, senza dover sottostare ai vincoli concettuali che finora sono stati la causa della mancata crescita, annullare la miriade di pregiudiziali sollevata in ogni Consiglio dei Ministri. Basterebbe, solo a titolo di esempio:

  1. Annullare dal 2020 in poi il provvedimento relativo al “reddito di cittadinanza” in quanto approvato come provvedimento non strutturale e nei fatti utilizzato parzialmente con risultati davvero mediocri
  2. Rivedere integralmente il provvedimento relativo al cosiddetto “quota 100”, sia perché anche questo non strutturale e sia perché non ha prodotto adeguati vantaggi da parte dei possibili fruitori
  3. Ridimensionare il provvedimento di “renziana” memoria relativo agli “80 euro” di incremento dei salari bassi
  4. Far ripartire tutti gli interventi infrastrutturali già approvati dal CIPE e già conclusi per quanto concerne la fase contrattuale, assicurando così l’avvio concreto di un volano di risorse superiore ai 24 miliardi di euro.
  5. Concordare subito con le Regioni la identificazione delle opere da inserire nei Programmi PON e POR e delegare la BEI e la Cassa Depositi e Prestiti ad essere gestori operativi delle procedure di affidamento e di avanzamento delle opere
  6. Istituire un apposito Fondo Rotativo per le Opere Pubbliche mirato a garantire nel tempo l’attuazione del Programma delle infrastrutture del Paese. Gli investimenti in infrastrutture non vanno concepiti come stanziamenti a “fondo perduto” in quanto, anche se con un arco temporale lungo assimilabile ad un soft loan, ottengono nel tempo un “ritorno di investimento”

Sono solo tentativi per tentare di porre la parola fine ad un itinerario descritto dall’attuale Governo che, giorno dopo giorno, ci sta portando verso una grave crisi socio economica irreversibile. Una crisi che ormai è leggibile in tutte le sue componenti e che trova nel redigendo DEF e nella Legge di Stabilità la occasione in cui non poter più nascondere un dato: la esigenza di una manovra finanziaria di circa 55 miliardi di euro. Fortunatamente questa scadenza forse è una occasione per rendere possibile anche questa mia utopica previsione del nuovo assetto del Governo.

(*) Tratto dalle Stanze di Ercole

Aggiornato il 26 luglio 2019 alle ore 13:15