
Per come si è concluso il caso Siri, sarebbe da nascondersi. Sembrerebbe satira, se non fosse l’epilogo di un Consiglio dei ministri surreale, terminato, oltretutto, con un decreto scritto così male, da essere respinto dal Quirinale. Un risultato scontato insomma. Ma gestito in modo così assurdo e irrituale, da poter essere materia delle Operette morali di Giacomo Leopardi. Per noi semplici cittadini, operai della notizia, maniscalchi della carta e della penna, quella di ieri, invece, è stata solo una scena disarmante e preoccupante. Nel Consiglio dei ministri, infatti, non si è votato per salvare la faccia ed evitare il peggio. Quel voto c’era già stato. Tutti sapevano dello scontro tra maggioranza grillina e minoranza leghista. Dunque, far passare lucciole per lanterne non è servito. Siamo di fronte ad un problema e ad un precedente grave. Per questo ci auguriamo che qualcuno se ne accorga e autorevolmente intervenga verso una pantomima troppo rischiosa per il Paese.
Qui non si tratta solo dell’antagonismo, della figuraccia di Salvini e della Lega, presi a schiaffi morali dai grillini. Si tratta dell’ingovernabilità di fatto, tra due forze che da ieri hanno stracciato il patto. Per farla breve, con l’estromissione di Siri, è caduto se possibile l’ultimo velo, sull’impraticabilità di un contratto di governo fra contrari, movimenti opposti e basta, sempre nemici anziché amici. Del resto, cosa potesse aspettarsi Salvini da una comitiva politica veterocomunista, statalista, forcaiola e assistenzialista, francamente è materia astrologica che sfugge a noi comuni mortali. Ecco perché è dall’inizio di questa esperienza che scriviamo: “Basta”. Suggeriamo la fine, per evitare a Salvini, non solo scene imbarazzanti come quella su Siri, ma la colpa di aver trascinato il Paese dentro una grave lacerazione politico-economica. Eppure ci chiediamo: possibile che il ministro dell’Interno non capisca? Che nessuno lo convinca del grottesco quotidiano? Del tracollo dei conti e del sistema, verso cui corriamo? Possibile che la Lega sia felice di sottomettersi ai grillini? Degli ultimatum arroganti? Dei diktat insolenti? Possibile che Salvini non colga la differenza tra governare col centrodestra le regioni e coi grillini l’Italia?
Insomma, che fine ha fatto l’orgoglio leghista, il federalismo, l’antistatalismo, per non parlare del garantismo che coi grillini non esiste se non per loro, secondo la migliore tradizione comunista, che usa sempre due pesi e due misure? Un governo in democrazia è l’espressione di unità d’intenti, di un comune sentire, di una visione condivisa della società, dell’economia, della giustizia. Non può essere espressione di un contratto raffazzonato per il gusto del potere. Ecco perché i nodi vengono al pettine e questa alleanza porta alla rovina. Bisogna fermarsi prima che sia tardi. Prima che la gente lo faccia capire ancor più chiaramente. A buon intenditor...
Aggiornato il 09 maggio 2019 alle ore 12:33