
“A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”, diceva il divino Giulio. E, guarda caso, a ridosso delle elezioni, qualche scossone giudiziario ci scappa sempre.
Sia chiaro: la magistratura fa il suo dovere, ma non si capisce come accada, che indagini spesso lunghe, si concretizzino sempre a ridosso di una tornata elettorale. Un caso? Un’eventualità? Un fatto fortuito?
Sia come sia la realtà resta identica. A poco tempo da un voto si alza un polverone suggestivo nell’opinione pubblica, in attesa di un giudizio che verrà. Fatto sta che dopo, possa accadere, ed è successo spesso, che il tanto rumore si concluda nel nulla, salvo la conta del danno politico e personale, irrisarcibile, purtroppo. Va da sé infatti, che al di là della responsabilità civile dei magistrati, intorno alla quale ci sarebbe da riflettere, certi errori devastino irreparabilmente la vita personale, politica, sociale, dei soggetti coinvolti a torto. È uno dei motivi, uno tra i tanti, per cui la riforma della giustizia, la riscrittura dell’intero capitolo costituzionale, dovrebbe affrontarsi una volta per tutte. Eppure anche qua, proclami, ma risultati niente. Da decenni se ne parla, ma la riforma non arriva mai. Siamo a Godot, nonostante sulla giustizia giusta si misuri la democrazia di un Paese e non solo dell’America, come scriveva Tocqueville.
Resta il fatto che da noi, immancabilmente sotto elezioni, qualcosa accada. Dunque, un po’ di domande dovremmo porcele, per trovare una risposta che fosse giusta e definitiva, a vantaggio della serenità e dello stato di diritto. Come se non bastasse, in questi giorni è scoppiato un nuovo caso, quello del Salone del libro di Torino, della casa editrice “fascista,” proprietà di un editore “fascista,” che ha pubblicato un libro su Salvini.
Apriti cielo. Un putiferio incredibile da parte dei radical chic. Proteste, boicottaggi, di tutto e di più dalle parti di sinistra, sui pericoli di un ritorno del ventennio. Ebbene noi siamo antifascisti fino al midollo, lo abbiamo scritto e detto. Nessuno si azzardi a girarci intorno. Eppure, questi pericoli non li vediamo. Non ci sembra che esista il minimo del rischio. Per carità, il mondo è pieno di esaltati, di cretini fuori di testa, da una parte e dall’altra, ma di qui ad inventarsi pericoli sul niente, per una crociata contro Salvini e contro la Lega, ci sembra ridicolo prima che assurdo.
Oltretutto, a proposito del libro, del Salone di Torino, delle idee politiche dell’editore, ci viene in mente per puro caso, la storia di Giangiacomo Feltrinelli, mica poco. Eppure, non ricordiamo altrettante proposte di boicottaggio da parte dei radical chic. Insomma, siamo seri: un libro si giudica per quel che dice, che contiene, non per le idee politiche di chi lo edita, non per il pensiero del suo editore, punto e basta. Chi è liberale, democratico sul serio, non censura niente e nessuno, tranne nei casi di violazione o istigazione fuori legge. La censura a prescindere è la negazione della libertà e della democrazia.
Ecco perché siamo alle solite. C’è una sinistra e un mondo di contorno, che non riesce a maturare la democrazia vera, il pensiero liberale. Una sinistra che resta ipocritamente indietro, a conferma di quanto da quelle parti, poco o niente sia cambiato.
Aggiornato il 08 maggio 2019 alle ore 16:17