
Il governo gialloverde rischia di andare in crisi sulla Tav. Anche per un problema di eventuali penali. Se l’Italia dovesse rinunciare alla Torino-Lione rischierebbe la restituzione di 1,2 miliardi di euro di fondi europei. Da fonti vicine a Palazzo Chigi si apprende che a Roma sarebbe giunta da Bruxelles una richiesta di definitiva chiarezza sul tunnel ferroviario entro una decina di giorni. O anche prima. Pare ci sia una “deadline”: il giorno di San Valentino. Entro il 14 febbraio Lega e pentastellati dovranno affrontare e risolvere la questione una volta per tutte. Peraltro, a proposito di numeri, agli 1,2 miliardi bisognerebbe aggiungere le penalità da pagare alla Francia per i lavori già partiti e le spese per la chiusura degli scavi effettuati in territorio italiano. L’Osservatorio ha quantificato il no alla Tav: il costo supererebbe i 2 miliardi.
Ieri, un portavoce della Commissione Ue ha detto che non si può “escludere di dover chiedere all’Italia i contributi già versati. L’attuale analisi costi-benefici del governo italiano non è stata richiesta dalla Commissione”. La nuova versione dell’analisi è già pronta. Pare sia già stata tradotta in inglese e francese. Dovrebbe arrivare a Bruxelles entro questa settimana. Frattanto, il ministro grillino delle Infrastrutture Danilo Toninelli non ha usato mezzi termini per chiarire il suo pensiero sulla Tav: “Chi se ne frega di andare a Lione”. Eppure, Matteo Salvini invoca ancora “buon senso, a patto che non piovano insulti altrimenti le cose si complicano”. Il riferimento, chiarissimo, è alle invettive di Alessandro Di Battista.
Aggiornato il 05 febbraio 2019 alle ore 13:58