Un’odissea ma senza Ulisse

Tra poco scadrà il termine di presentazione della manovra finanziaria ma, tra scontri e divergenze, la probabilità che slitti o ritardi ancora è sempre maggiore.

Insomma, siamo tra Scilla e Cariddi, un’odissea, un’incredibile peripezia costante, alla quale però manca l’acheo principale; ci sono i guai ma non c’è Ulisse. Manca il comandante, quello che stabilisce la rotta e l’approdo, quello che a costo di legarsi all’albero maestro sa quello che vuole e sa dove andare. Dove va questo Governo? Dov’è diretto? Chi stabilisce il percorso e il punto d’arrivo? Non è il Premier, Giuseppe Conte infatti è un mero esecutore, un paradosso. Restano dunque Luigi Di Maio con Matteo Salvini. Ma due comandanti, si sa, non vanno bene, specialmente se animati da spinte opposte, elettorati diversi e sirene contrastanti. Quello grillino, ossessionato dalla sirena veterocomunista, statalista, che punta sull’assistenzialismo del paga pantalone; il leghista, invece, attratto da quella federalista, sgobbona, antagonista dei furbetti di Stato e dei nullafacenti.

Insomma, due direzioni alternative, che a sovrapporle per forza si produce solo danni, costi, deficit e una strada ignota e pericolosa. Arriverà infatti la bocciatura dell’Ue, forse del rating, sicuramente quella dei mercati e degli investitori. Per farla breve, butteremo soldi per farci male e basta, una scelleratezza, debito in cambio d’illusioni. Nella manovra, ammesso che sia come si dice, manca un piano di sviluppo, un progetto di stimolo preciso, una sferzata fiscale per la crescita, una spinta produttiva per il sud, manca insomma l’idea di una nuova cultura dell’economia.

Il cambiamento non è una parola e basta, uno zuccherino elettorale, ma è un tracciato puntuale che taglia col vecchio e stabilisce il nuovo, con tappe e strade diverse, in controtendenza, altro che reddito di cittadinanza e contentini assistenziali. Del resto siamo lì, grillini e leghisti insieme fanno male, troppo distanti da cucire assieme, troppo diversi per andare avanti e per migliorare il futuro del Paese; mischiarli solo per la smania di potere porta tempesta, porta un’odissea.

Con questo Governo e questa alleanza si rischia di finire sugli scogli e non si tratta di pessimismo e basta, coi pentaleghisti perderemo tutti e ce ne accorgeremo. Anzi, alla fine tra Di Maio e Salvini c’è il dubbio grosso che vincerà nessuno, ma non Ulisse, purtroppo Polifemo. Chi vivrà vedrà.

Aggiornato il 15 ottobre 2018 alle ore 11:08