Il sogno: l’elettore informato

Affermare che gli elettori hanno sempre ragione e non sbagliano mai è come affermare che gli elettori sono infallibili. Come il Papa”.

A volte, sentendo le varie argomentazioni  che vengono avanzate, sembra che molti elettori appartengano a una specie sconosciuta ma, qui, vogliamo assumere che facciano parte del genere umano, pensante e capace di valutare gli eventi e magari di prevederli. Se così è, davvero non si capisce perché mai inizi solo ora a serpeggiare qualche forma di malcontento fra gli elettori grillini, per la condotta, disinvoltamente aperta sia a sinistra sia a destra, dei capi del movimento. Erano stati avvisati da più parti, ma non ce n’era bisogno: bastava ascoltare  Beppe Grillo e i tre o quattro ragazzotti che di tanto in tanto apparivano nei mass media. La loro “differenza” era vantata a ogni piè sospinto, ma ora mostrano di aspirare semplicemente, come previsto, a governare. Francia o Spagna, purché si magna.

A questo proposito, una piccola divagazione. Nel programma grillino si parla di una nuova legge sul conflitto di interesse. Però, nel programma, si parla anche di un non irrilevante reddito di cittadinanza. Ora, poiché molti deputati e senatori grillini, in quanto disoccupati, sarebbero legittimi percettori del suddetto reddito, è come se essi volessero varare una legge a proprio vantaggio. Cosa che nemmeno Silvio Berlusconi, che certamente non ha bisogno dei soldi dei contribuenti, ha mai pensato di fare.

Ma torniamo agli elettori. Pensare che non sbaglino mai è ufficialmente obbligatorio ma non si tratta tanto di un doveroso ossequio alla democrazia quanto di un interessato atteggiamento di coloro che, fra i politici, hanno raccolto numerosi voti o sperano di raccoglierne in futuro. In realtà, non sussiste alcuna ragione al mondo per pensare che i cittadini-elettori, in quanto esseri umani, non debbano commettere errori.

La segretezza del voto, da un lato, garantisce la libertà di espressione del voto ma, dall’altro, pone o dovrebbe porre l’elettore, solitariamente, davanti alla propria coscienza, nel senso che, di fronte a un disastro causato dal partito per cui ha votato, non dovrebbe sfuggirgli che, il potere, gliel’ha dato proprio lui, col suo voto.

In ogni parte del mondo ma, al solito, in Italia più che altrove, vige invece una sorta di regola non scritta per la quale “noi” cittadini siamo qui e “loro”, i politici, sono là. Noi siamo tutte persone per bene che cercano di tutelare il proprio interesse attraverso  il suffragio; loro, invece, sono tutti quanti furbacchioni che, per tutelare e anzi incrementare il proprio benessere, scelgono la via maestra: il potere.

Sono decenni che si parla di distanza eccessiva fra Paese legale e Paese reale ma, tale distanza, non è ovviamente colmabile solo ad opera degli uni e non degli altri. Gli elettori, per esempio, non sono detentori di una specie di diritto divino ad essere rappresentati dagli uomini e dai partiti migliori: essi devono, o dovrebbero, studiare a fondo o, perlomeno, informarsi per bene su chi è un candidato e cosa propone un partito. Altrimenti, appunto, si può sbagliare.

Il massiccio, ancorché fragile e provvisorio, primato dei grillini sta a dimostrare come il Paese reale sia in realtà costituito da una moltitudine di persone che, al più, si esagitano contro la politica come fossero allo stadio, pur non sapendo esprimere alcunché di meglio che non sia il lasciarsi irretire (dal latino “far cadere nella rete”) da chi grida di più e chiama a raccolta “gli onesti”. Un’antica tattica propagandistica che ha sempre generato calamità. Delle quali, peraltro, nessuno si è mai sentito responsabile perché la distinzione fra “noi” e “loro” è sacralizzata da una distorta concezione quotidiana della democrazia.

Sarebbe bene, invece, riflettere su una celebre sentenza di Albert Camus, per il quale “quando saremo tutti colpevoli, vi sarà la democrazia”.

 

 

Aggiornato il 23 aprile 2018 alle ore 13:46