
Il Partito Democratico resta fermo, immobile. Messo da parte, ma non immune dagli eventi che coinvolgono il Paese da ormai quasi un mese. Le elezioni del 4 marzo sono passate e c’è chi tra i dem non ha ancora capito che pesci prendere. Si continua a discutere nel Pd tra chi sposa maggiormente la linea “aperturista” verso il Movimento cinque stelle e chi ribadisce la linea dell’opposizione tout court.
Una strada che secondo i leader del partito di centrosinistra dovrebbe disinnescare quell’emorragia di voti che li ha coinvolti alle ultime lezioni. In un’intervista, il ministro Andrea Orlando, ha invitato a proporre un’agenda sociale al Paese, “altrimenti la nostra posizione sarà subalterna e chiusa nel palazzo”, ha affermato. “Siamo all’opposizione, no ad accordi e accordicchi”, ha avvertito però il capogruppo uscente, Ettore Rosato, mentre Graziano Delrio ha evidenziato un particolare: “La linea dell’opposizione non è in discussione”.
“Matteo Renzi – ha scritto su Twitter Carlo Calenda – ha fatto errori, ma come presidente del Consiglio ha fatto più di chiunque altro nella Seconda Repubblica e soprattutto ha affrontato le sfide a viso aperto. Se torniamo alle correnti che si fanno la guerra sottobanco e lavorano per il M5S consegniamo il Paese ai populisti per sempre”.
Aggiornato il 30 marzo 2018 alle ore 14:02