
Gli ultimi sussulti elettorali sono stati le vittoria di François Hollande, nel maggio 2012, e l’ormai storico 41 per cento ottenuto dal Partito Democratico di Matteo Renzi alle Europee del 2014. Per il resto, a parte la panacea della “vittoria ai punti” del Labour di Jeremy Corbyn che in estate ha saputo intercettare la protesta anti-Brexit, il vento in Europa continua a soffiare contro la socialdemocrazia. L’ultima gelata in Austria. Manca ancora l’esito del suffragio espresso per posta, ma il voto che l’altro giorno ha incoronato Sebastian Kurz ha anche fotografato l’impennata del centrodestra e dell’estrema destra. I socialdemocratici della Spoe - attualmente dati per terza forza - potrebbero ancora conquistare il ruolo di secondo partito del Paese, davanti ai nazionalisti di Strache. Ma sono chiaramente esclusi dagli assetti di governo e i veri sconfitti, in termini politici. Un risultato che arriva dopo i crolli registrati in Francia, Olanda e Germania, le “culle” in cui la socialdemocrazia è piombata ai minimi storici. Il Ps francese sotto l’effetto Emmanuel Macron è sceso al 9,5 per cento nelle legislative. Il Pvda olandese è stato quasi azzerato (5,7%). E l’Spd tedesca, che ancora nel 2005 era il primo partito del Paese con quasi il 35 per cento, è franata al 20,5 per cento.
In Grecia, dove socialisti e popolari per decenni si sono alternati al governo, il Pasok da gennaio 2015 è ridotto a partitino (4,68%, “risalito” al 6,2% nel voto-bis di settembre 2015 che confermò Alexis Tsipras al governo). In Spagna il Psoe è rimasto la seconda forza dietro i popolari, ma perdendo oltre 6 punti (dal 28,76% del 2011, al 22,63% del giugno 2016). Unica buona notizia, la vittoria del Spd guidata da Stephan Weil nella Bassa Sassonia tedesca. Uno “straordinario successo”, lo ha definito Martin Schulz, ex presidente dell’Europarlamento e nuovo leader della socialdemocrazia tedesca che ha promesso di “riformare” il partito e lanciare un “nuovo stile”. È d’altronde chiaro che la sinistra ha perso ovunque sia stata al governo con il centrodestra negli anni della crisi economica e migratoria. Così Gianni Pittella, capo del gruppo S&D all’Eurocamera, ieri ha sottolineato che il risultato in Bassa Sassonia “dimostra che i socialdemocratici in Europa vincono se rappresentano una chiara alternativa alla destra” e quindi, argomenta, “il voto nelle regionali in Germania conferma che quella di rompere la ‘grande coalizione’ è stata la scelta giusta”.
Aggiornato il 17 ottobre 2017 alle ore 10:45