Vertice a Parigi: quando il tempo è galantuomo

I capi di governo di Francia, Germania, Spagna e Italia si sono visti a Parigi per discutere di azioni comuni di contrasto all’immigrazione. Già questa è una notizia visto che fino a qualche mese fa i partner europei sembravano affetti da sordità selettiva sull’argomento. Notizia ancor più sorprendente è che, questa volta, all’Italia si plaude e non si impartiscono lezioncine di galateo. Cos’è successo? Forse che Angela Merkel ed Emmanuel Macron siano d’un tratto diventati fan dell’Italia? Semplicemente è accaduto che Paolo Gentiloni e Marco Minniti, in pochi mesi, hanno buttato alle ortiche i piani sull’accoglienza imposti da Matteo Renzi, e dal fedele esecutore Angelino Alfano, e hanno abbracciato quasi per intero la filosofia respingente propria del resto dell’Unione europea. I principali partner ne hanno preso atto e adesso sono pronti a fare qualche passo a sostegno dell’emendata iniziativa italiana. Lo step successivo sarà quello di convincere il resto dei Paesi Ue a sostenere lo sforzo politico-finanziario messo in campo da Roma, ma questo potrebbe non essere un problema insuperabile giacché l’argomento che sia la signora Merkel sia il presidente Macron potranno usare sarà quello che non è l’Europa ad aver ceduto alla follia dell’accoglienza senza limiti praticata dal precedente governo italiano, ma che è l’Italia con Gentiloni e il ministro dell’Interno Minniti ad essersi adeguata alla posizione comune degli Stati dell’Unione. A cominciare dal principale discrimine, che anche ieri l’altro la cancelliera tedesca ha voluto ribadire in conferenza stampa, da operare tra aventi diritto all’asilo politico o allo status di rifugiato e i cosiddetti migranti economici ai quali quei diritti obbligatori di accoglienza sono preclusi. È apparso chiaro a tutti gli interlocutori che il piano illustrato da Gentiloni di togliere ossigeno all’attività criminale degli scafisti mediante la creazione di hotspot nella parte meridionale dello Stato libico, rispondesse a un criterio di assoluto buon senso. Di forte impatto è stata l’iniziativa del ministro Minniti di far precedere di poche ore il vertice di Parigi da una “cabina di regia”, a Roma, dei ministri dell’Interno della Libia, del Niger, del Ciad e del Mali, Stati-chiave sulla rotta dei migranti dall’area subsahariana. A dimostrazione che per risolvere il problema alla radice bisogna coinvolgere strutturalmente tutti i Paesi di transito delle onde migratorie destinate alla costa libica.

Ora però c’è da aprire il forziere del Trust Fund dell’Ue per l’Africa per implementare le iniziative che la nuova fase richiede per avere successo. Servono investimenti per riconvertire l’economia illegale delle tribù libiche finora retta con i proventi del contrabbando di petrolio e del traffico di esseri umani. E servono soldi per organizzare centri di accoglienza che rispettino la dignità e i diritti delle persone ospitate. Ma perché i disperati non vengano abbandonati a un peggior destino nelle mani di spregiudicati sfruttatori è indispensabile che le buone opere dell’Ue siano accompagnate e vigilate da forze militari. Anche su questo capitolo all’Italia spetterà la voce più rilevante. Tutto ciò è stato confermato a Parigi. Peccato che corrisponda esattamente a quanto da qualche anno, in Italia, il centrodestra vada sostenendo con il pessimo risultato di sentirsi apostrofare con i peggiori epiteti dalle anime belle del multiculturalismo terzomondista.

Oggi il Governo Gentiloni, presagendo il disastro alle prossime elezioni, è rimasto folgorato dal buon senso sulla via di Tripoli. È un primo passo. Sarebbe troppo pretendere le scuse per le contumelie vomitate dalla sinistra buonista negli anni passati su tutti coloro i quali si ostinavano a segnalare come un errore catastrofico l’approccio alla questione migratoria imposto dal duo Renzi-Alfano. Bisogna ammettere che finora Minniti si è mosso bene e qualche risultato lo si comincia a vedere. Il dato sugli sbarchi è indubbiamente positivo. Secondo il Viminale nel mese di agosto, che è storicamente da bollino rosso per il traffico di barconi nel Mediterraneo meridionale, a ieri l’altro sono sbarcati in Italia 3.114 immigrati, contro i 21.294 dell’agosto 2016. Ora però bisognerà verificare se alle promesse fatte dai “grandi“ d’Europa in quel di Parigi seguiranno i fatti. Staremo in campana. Perché di Merkel e Macron fidarsi è bene e non fidarsi è meglio.

Aggiornato il 30 agosto 2017 alle ore 12:40