Tutta colpa di Fini

Se Gianfranco Fini sia il braccio politico dei torbidi “Tullianos” lo stabiliranno i giudici e non saremo certo noi ad emettere sentenze.

Quando scoppiò la vicenda Corallo, la quale mostrò gli intrecci tra la famiglia Tulliani e l’imprenditore, Fini si dichiarò estraneo a qualsiasi ipotesi di reato definendosi un coglione per non essersi accorto dell’intreccio poco chiaro nonostante tutto avvenisse ad un palmo dal proprio naso. Contessa Colleoni e buona battaglia a parte (ricordiamo che la nobildonna era la proprietaria della casa a Montecarlo donata ad Alleanza nazionale perché ne condivideva gli ideali) ci limitiamo a notare quanto sia singolare che le perquisizioni in casa Fini (stando alle indiscrezioni) abbiano riscontrato l’assenza di qualsiasi computer nell’appartamento. Per non parlare della sorpresina che gli inquirenti hanno trovato in casa di suo cognato il quale, trasferitosi negli Emirati magari sentendo il tintinnio di manette, ha fatto in modo che la polizia giudiziaria trovasse sotto la cassaforte vuota un sacco di documenti triturati con alla sommità un fiocco verde (come il verde dei baschi della Guardia di finanza). Atti da gangster consumati, gesti di sfida degni di chi è abituato a rasentare disinvoltamente il confine dell’illecito.

Sarà un caso, ma a noi pare proprio strano che lo scaltro leader non si sia nemmeno accorto di essersi imparentato con gente di una simile levatura ma tant’è, tutto è possibile. Contrariamente a quanto pensino i più, le vicende del Fini inquisito ci stanno meno a cuore delle vicende del Fini politico, anche se le due storie si intrecciano palesemente. Qualcuno insinua che Gianfranco Fini abbia iniziato a benedire politicamente operazioni affaristiche con una certa disinvoltura proprio nello stesso periodo in cui iniziò a minare il Pdl perché si sentiva protetto dalla sinistra, sentiva di avere un salvacondotto che gli assicurava coperture tali da potersi consentire una certa libertà di movimento. Prova ne sia il fatto che nel 2010, quando Marco Di Andrea e Roberto Buonasorte denunciarono la vicenda di Montecarlo, il tutto si concluse con l'archiviazione di un'inchiesta in cui il nome dell'indagato era stato reso noto il giorno stesso dell'archiviazione. Trattamento quantomeno inusuale.

Continuiamo a sostenere, oggi come allora, che le eventuali malefatte immobiliari (se appurate) siano il nulla se confrontate con i danni fatti alla politica italiana distruggendo il Pdl. E in questi giorni di scissione in casa Pd sembra ancora più evidente quanto il processo implosivo del centrodestra sia stato un po’ il catalizzatore di quella lenta disgregazione dell’Italia a vocazione maggioritaria e bipolare. Mancando uno dei due contendenti era nelle cose che si creasse spazio per la nascita del Polo del malcontento qualunquista (i grillini) e che il processo disgregativo del bipolarismo terminasse con il collassamento della compagine di centrosinistra. È stata una perestrojka in salsa tricolore quella avvenuta in Italia: con il disgregarsi del contendente di destra non si sono più trovate le ragioni aggreganti del centrosinistra.

Il tempo, unito al vento gelido del proporzionale hanno fatto il resto facendo credere a qualcuno che fosse arrivato il momento giusto per rimescolare le carte della politica e tentare l’avventura resa meno proibitiva (in termini di seggi contendibili) dal nuovo sistema elettorale. Se quindi adesso l’Italia farà un balzo indietro di trent’anni tornando alla palude parlamentare, una quota parte di responsabilità è attribuibile a “Gianfango” il quale, agitando presunte epurazioni, dissidi pretestuosi e appunto la cosiddetta macchina del fango ha sfasciato tutto portando la destra in un vicolo cieco. Il nostro eroe si sentiva spalleggiato e coccolato dalla sinistra che conta ma ignorava, tronfio com’era di fare passerella nel salotto buono, di essersi reso pupazzo in mano a chi lo avrebbe usato per poi abbandonarlo al proprio destino facendolo passare alla storia come l’ignaro sicario del bipolarismo e, in ultima istanza, progenitore del grillismo.

Aggiornato il 07 aprile 2017 alle ore 18:06