
Ormai l’Italia, un tempo baluardo di civiltà e storia, occupa l’ultimo posto in seno alla Comunità europea se anche la Bce capitanata da Mario Draghi, scelto ed indicato - ricordiamolo - da Silvio Berlusconi, dichiara di non credere al salvataggio della banca più antica d’Italia ubicata nella stupenda città di Siena, feudo da sempre ma in particolare da quasi settant’anni del partito comunista, di quel partito nato e guidato dal servo sciocco della Unione Sovietica, Palmiro Togliatti.
Ma da quarant’anni a questa parte, pur non perdendo lo status di sempre, i suoi dirigenti ne hanno combinate così tante da distruggere non solo la sua gloriosa storia ma anche la sua credibilità nel mondo economico e finanziario se è vero, come è vero, che si è trasformato da istituto di credito utile per la crescita economica del Paese in elargitore di danaro agli amici degli amici appartenenti in modo quasi placentare al pianeta rosso che ha fatto e disfatto un patrimonio immenso; vedi l’acquisizione della Banca Antonveneta il cui enorme debito è stato da anni non solo causato dai finanzieri tutelati e magari scelti dalla disastrosa ed ormai divenuta inutile Banca d’Italia, incapace di controllare attraverso la vigilanza il corretto andamento degli istituti di credito e delle innumerevoli società finanziarie che pullulano indisturbate nel nostro martoriato Paese.
Ma in presenza dell’esercizio del potere davvero insopportabile da parte della Germania della signora Angela Merkel, finanche l’italianissimo Draghi è stato costretto, per salvare il il Monte dei Paschi di Siena, a piegare la testa e chiedere l’enorme sacrificio agli italiani, utile per sanare l’enorme deficit della banca garantendone il funzionamento. Se Draghi si è comportato così vuol dire che non vi è altra alternativa, una volta constatata l’impossibilità di ricostituire il capitale con investimenti privati.
Ovviamente occorre superare in ogni caso il ferreo divieto tedesco all’intervento da parte dello Stato italiano. Ma gli italiani, che hanno dimostrato con la vittoria del “No” al recente referendum costituzionale di essersi risvegliati dal letargo nel quale erano piombati a causa delle tante balle del pifferaio fiorentino, accetteranno ulteriori sacrifici per salvare il Monte dei Paschi? Sia chiaro, i 9 miliardi non pioveranno dal cielo ma saranno, attraverso l’ennesimo strumento fiscale, sottratti alle loro già misere tasche. Pertanto sfido qualsiasi partito politico a parlare di allentamento della pressione fiscale, l’unica speranza andata in fumo per l’inversione di tendenza da negativa in positiva. O forse non è meglio impiegare questa enorme somma di danaro nella crescita facendo si, una volta per tutte, che gli imprenditori onesti o lavoratori autonomi o professionisti ed artigiani possano attraverso il credito onesto e sostenibile, assicurare progresso ed occupazione per tutti e non solo per alcuni che grazie alle operazioni spericolate delle banche si sono arricchiti.
Certo il Monte dei Paschi di Siena non deve, per la dissennatezza di pochi che dovrebbero pagare, chiudere i battenti prima di tutelare i risparmiatori ed i dipendenti, ma una volta varata la salvaguardia indispensabile ce ne faremo tutti una ragione, avendo la necessità impellente di salvaguardare altri valori, se il Monte dei Paschi dovesse rimanere come la piazza bellissima che lo ospita un cimelio storico! Questa è la realtà ed è inutile e dannoso nasconderla.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:56