
Per anni è stata fatta dell’ironia per le scuole italiane che producono “pezzi di carta”, diplomi e lauree per studenti che rimangono invariabilmente asini.
Viene il Governo renziano post-Renzi e risolve la situazione. Con spirito di “novità” riformista abolisce la laurea, o meglio dimostra con il personale impegno della ministra che della laurea se ne può fare a meno anche per spacciarsi come laureati.
“Nuovo è bello” dicevano quelli del “Sì” e la ministra Valeria Fedeli ha introdotto una bella novità: tutti laureati. Un modo come un altro per liberarsi del formalismo di quel “pezzo di carta”. Una riforma profondamente sentita nei ceti popolari, nei quali il titolo di “dottò venga avanti” non si nega a nessuno. Ma i “retrogradi”, quelli del “No” sono in agguato e hanno fatto tutto questo can-can per la laurea infedelmente dichiarata dalla Fedeli. Così adesso gli studenti, anche quelli nullafacenti, anzi, soprattutto quelli, dovranno stare a perdere tempo per procurarsi quel titolo, quella “dignità” superata.
Avevamo una ministra di larghe vedute, d’avanguardia. Ma con la vittoria del “No” ha dovuto recedere da quel suo proposito innovatore, quello del “todos laureados”, dichiarare che si era sbagliata, le sembrava di aver conseguito quell’inutile titolo accademico.
Colpa della vittoria del “No”. Una riforma che va in fumo!
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:01