
Mi sono permesso insieme ad alcuni miei colleghi, schierati per il “No”, ad effettuare una indagine sulla par condicio in relazione al voto riguardante il referendum di domenica prossima. L’indagine ha riguardato sia le televisioni che la carta stampata italiana. Il risultato sia pur scontato ha sollevato forti e motivate preoccupazioni sullo stato della democrazia in Italia.
Più che di par condicio bisogna parlare di impar condicio e non soltanto per la Rai e la carta stampata ormai non occupate, ma di proprietà del Pifferaio Fiorentino, ma per le altre testate televisive, Mediaset in primis. A cominciare dai telegiornali, mentre per i sostenitori del “No” si fa il resoconto degli interventi, per i sostenitori del “Sì” oltre il resoconto appare sempre l’immagine di Renzi che detta il suo proclama in ogni intervento. Un vero e proprio scandalo fra l’altro avallato dalla Autorità di controllo e vigilanza, che non interviene neanche sul cosiddetto servizio pubblico, che dovrebbe essere assicurato dalla Rai e per il quale noi italiani paghiamo il canone.
Ma non basta, è sufficiente convincere non si sa con quale mezzo od artifizio un personaggio come Romano Prodi - fondatore dell’Ulivo e sconfessato dal Pd di Matteo Renzi in occasione del voto per l’elezione del capo dello Stato - a cambiare opinione sul voto per scatenare ogni mezz’ora la Rai per dare l’annuncio che il professore, pur confermando il grande disagio per il contenuto della legge referendaria da lui definita impropria ed un pasticcio, avrebbe votato “Sì”; annuncio trasmesso anche da Mediaset e La7, non che da Sky.
Il Pifferaio Fiorentino per favorire la vittoria del “Sì” ha usato lo stesso stratagemma usato alle elezioni europee. La concessione di mance e mancette in favore dei poveri pensionati, che tali rimarranno, e dei dipendenti pubblici che dopo sette anni riceveranno in busta paga un piccolo aumento dopo la sigla dei tre sindacati sull’accordo proposto dalla Madia. Che cosa non si fa per conservare il potere! Poi se il debito pubblico cresce a dismisura con il rischio fallimento, chissene importa, il risultato è stato raggiunto. Ma il popolo italiano ha da tempo percepito il raggiro e domenica riscoprirà il suo orgoglio mandando a casa il più pericoloso uomo politico per la democrazia rappresentativa da trent’anni a questa parte.
Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 17:18