Il Ponte sullo Stretto, tra mito e realtà

Il Ponte sullo Stretto, che ciclicamente viene dato in procinto di ricongiungere Cariddi famigerato a Scilla di perenne ululante, è di colpo divenuto banco di prova della capacità di promuovere le grandi progettualità infrastrutturali anche per il Governo in carica. L’obiettivo primario, cui dovrà agganciarsi nell’immediato la costruzione di tale opera di ardua tecnologia nonché a forte impatto socio-ambientale ed economico, concerne l’esigenza ormai irrinunciabile di estendere l’alta velocità al Sud con l’obbligo di riscattare la sua ancora improduttiva, per taluni aspetti, subalternità rispetto al resto del Paese.

Chiariamo subito: non è intenzione di chi scrive, nata nella città dell’omerico Stretto, rifare il verso alle già più volte decantate valutazioni di competenza oltre che di merito concernenti le intricate problematiche del... si può fare, forse no... Soprattutto perché, visto da una diversa visuale che vale la pena rammentare, del Ponte Calabro-Siculo, così definito all’epoca, si era già occupato il fondatore del Partito Popolare don Luigi Sturzo il quale, a partire dagli anni Cinquanta, si era posto alcuni fondamentali quesiti sulla eventuale, prossima ventura realizzazione di tale imponente manufatto, ovvero circa le reali coordinate tecniche in rapporto alla redditività economica alla base del progetto. Dopodiché, l’eminente personaggio aveva in più occasioni auspicato esiti positivi a seguito delle ricerche preliminari di fattibilità da condursi quanto prima nello Stretto di Messina per la messa in opera del Ponte, sull’onda, è il caso di dirlo, di una costante speranza di rinnovamento economico-sociale del Mezzogiorno.

Con buona pace dei noti “trascorsi” mitologici, da sempre imperanti in questo tratto di mare, nell’attuale scenario da terzo millennio si potrebbe perfino ipotizzare, come amabile conseguenza, di mandare in pensione il generoso pescatore Colapesce, in barba alle attuali normative vigenti in materia, protagonista dell’omonima leggenda squisitamente messinese che da secoli lo vede impegnato a reggere uno dei tre pilastri su cui poggia la Trinacria, in balia di gorghi/garroffoli marini e sottofondi vulcanici! Pertanto la mano passerebbe al Ponte, novello incaricato di assicurare passaggi rapidi e superveloci al riparo dalle infide correnti che circondano queste terre notoriamente ballerine, ciò valga anche per le coste calabre, e c’è da giurare che perfino le Sirene di ulissiana memoria usciranno dal loro glauco regno per ammirare da vicino il nuovo sovrumano “monstrum”, magari rassegnandosi a incantare, come da prassi, i futuri “naviganti” che traverseranno il Ponte grazie ai loro moderni mezzi di trasporto sempre più comodi e potenti.

In conclusione, chissà che non si possa finalmente rendere giustizia alle speranzose aspirazioni della famiglia “in gita” negli interminabili pomeriggi domenicali sempre verso il medesimo luogo, a Punta Faro, ribollente di onde e vento anche con il solleone. Come d’incanto prendeva corpo il solito ritornello del genitore: “Ecco ragazzi, qui verrà costruito il Ponte, abbatteranno questo arcaico pilone dell’elettrodotto e la vita cambierà...”. A distanza di decenni il Ponte è ancora saldamente sospeso nella agiografia collettiva, in attesa che magari i diretti interessati, ovvero gli abitanti della città dello Stretto, si esprimano al riguardo in modo volenteroso e possibilmente non ondivago.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:48