Dal “No” all’Europa

Partiamo dal coniatore del neologismo “Sì-rial killer”. Sì, proprio Grillo, un nostro scomodo camarade del “No” al prossimo “Renzierendum”, sorta di plebiscito popolare pro o contro l’ex bimbo prodigio fiorentino, noto apprendista stregone partorito dalla fronte del Giove Napolitano, che ha evocato il suo personalissimo Fantasma del Don Giovanni, per punire i peccatori della Negazione. La narrazione, per ora, è solo molto “buffa”: alcuni dei protagonisti sono giullari veri, mentre altri rappresentano i burattinai avvolti nella nebbia più fitta, ma con le casseforti ricolme di titoli tossici. Parlo dei miracolosi “derivati” della nuova World Spectre, ovvero quella finanza speculativa internazionale che fabbrica denaro dal nulla offrendolo a piene mani alle sue classi serventi della politica e dell’opinionismo elitario, che hanno postulato e sostenuto con gioia la globalizzazione, il multiculturalismo e l’immigrazione selvaggia (serbatoio inesauribile di nuovi schiavi), festeggiando la progressiva scomparsa delle “working e middle class” tradizionali, che avevano dato vita alle società moderne del XX secolo risollevando dalle macerie il mondo occidentale, devastato da due terribili guerre mondiali in rapida successione.

Oggi, dopo il tornado Brexit e il ciclone “The Donald”, temendo nel prossimo futuro Italexit, Francexit, il successo del “No” al Renzierendum e, soprattutto, la conseguente detronizzazione della prediletta creatura artificiale dell’Euro, questo conglomerato di supereletti, unti del signore, asserragliati nelle loro invisibili fortezze imperiali, ha deciso che occorre scardinare rapidamente gli istituti della democrazia diretta, e il suffragio universale in primis, con una nuovissima forma di Inquisizione, in cui il Diavolo da annientare è il “Populismo”. Così, dopo i recenti terremoti elettorali, la World Spectre ha scatenato i suoi lanzichenecchi al nuovo grido di “dagli all’untore populista” di manzoniana memoria, accusandolo di intossicare le sue vittime con la cultura politica del “post-truth”. Attenti alla semantica, miei cari concittadini. In termini pratici, l’eretico che pratica tale dottrina si appella alla pancia e ai bassi istinti del volgo con diritto di voto, privilegiando la parte emotiva a danno della realtà dei fatti e, quindi, della verità oggettiva che, guarda caso, può essere diffusa solo dalle “penne e ugole d’oro” dei comunicatori ufficiali della World Spectre. L’eresia del “post-truth“ differisce dalle forme tradizionali di contestazione e falsificazione della verità, rendendo semplicemente quest’ultima di “secondaria” importanza!

Trovata la parola d’ordine, ecco che i grandi santuari dell’opinionismo politico-finanziario, che detta regole (senza alcuna investitura popolare!) per l’attuale ordine mondiale, si mobilitano con “oltraggioso ossequio” contro quelli del “post-truth”, come fa il Financial Times del 21 novembre, a firma dell’illustre catastrofista Wolfang Münchau. Il quale, naturalmente, predice infiniti lutti e sventure agli Achei peninsulari solo se osassero sbaragliare il fido Renzi, facendogli fare la fine di Brancaleone da Norcia (nomignolo che non porta bene, vista la propensione dell’onda sismica a migrare periodicamente da quelle parti!). Però, dato che è inglese e si ricorda di quanto i suoi isolani odino i crucchi, dice pure che l’Europa germanica non va affatto bene: certo, se Francia e Italia abbandonassero l’Euro, le loro rinate valute nazionali si deprezzerebbero notevolmente in breve tempo (già, e indovinate chi fa il bello e cattivo tempo sui corsi internazionali delle valute? Ma la World-Spectre, mie cari populisti!) e ci sarebbero fallimenti a cascata delle maggiori banche dei due Paesi felloni. E chi se ne avvantaggerebbe a breve termine? Ma la Grande Germania merkeliana, naturalmente, che realizzerebbe un enorme surplus nella bilancia corrente dei pagamenti.

Il Bengodi, però, durerebbe poco anche per Berlino a causa della forte rivalutazione dell’Euro-Marco. Si chiede il guru della City: “Esiste un modo per prevenire tutto questo disastro?”. Come no: “Merkel deve accettare oggi ciò che ebbe a rigettare nel 2012. Ovvero, tracciare una road map per una integrale unione fiscale e politica (nell’ordine citato! ndr). L’Ue deve rafforzare l’European Stability Mechanism per il salvataggio di Paesi (a rischio default) dell’ordine di grandezza di Italia e Francia [...] Qualora (la Merkel) fosse costretta a scegliere tra dare l’assenso alla creazione degli eurobond e un’Italexit dall’Euro la sua risposta rispetto a ieri potrebbe essere ben diversa”.

Capito l’antifona? Vi dice nulla il passaggio avvelenato del testimone del liberismo che Barack Obama ha rimesso di recente a Frau Merkel? Meno male che il folletto Donald Trump ha già seminato di mine il percorso, eliminando dall’orizzonte con il programma dei primi cento giorni il TTIP (Trattato di liberalizzazione commerciale transatlantico che ha l’intento dichiarato di modificare le “barriere non tariffarie” e di abbattere dazi e dogane tra Europa e Stati Uniti), fiore all’occhiello dei globalisti.

In conclusione: Dio non risponde (come al solito...) e il povero Matteo, ex onnipotens, non si sente tanto bene. Tutto va per il meglio, quindi, miei cari concittadini.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 17:06