Trumpismo all’italiana e la sobrietà alla guida

Donald Trump vince in America e il Centrodestra italiano litiga. Roba da matti! Il week-end appena concluso, per la vecchia coalizione berlusconiana, è stato da incubo. La spallata forzista al sindaco leghista di Padova Massimo Bitonci costretto a lasciare l’incarico, le nubi temporalesche che si addensano sulla giunta di centrodestra al Comune di Venezia dopo l’improvvida dichiarazione del primo cittadino Luigi Brugnaro, che ha preannunciato il suo sì al referendum sulla riforma costituzionale. Poi la piazza salviniana di Firenze e la sala padovana di Stefano Parisi.

È stato un tourbillon che lascia presagire una smania suicida a “francesizzarsi”, dando vita a due destre confliggenti tra loro. Ragazzi, così non va! Fermatevi finché siete in tempo. Sbaglia Stefano Parisi a snobbare la piazza di Firenze dicendo che il centrodestra doc “non è quella roba lì”. Ma sbaglia anche Matteo Salvini. Il giovane capo leghista, colpito dalla sindrome dell’“ora o mai più”, prova a soffiare sul fuoco dell’oggettivo disorientamento che sta attraversando la classe dirigente di Forza Italia. A quale scopo? Per stimolarne l’implosione? Se questo è ciò che ha in mente è sulla strada sbagliata. Soltanto la presenza in campo di un partito solido in grado di attrarre il consenso della parte liberale e moderata dell’elettorato può assicurare i numeri per una vittoria sugli altri competitor.

Sia Salvini sia Parisi devono comprendere che la vittoria di Trump potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio: un’opportunità qualora se ne sappiano cogliere gli aspetti propositivi e rivoluzionari, ma un boomerang nel caso in cui non si valuti a dovere il rischio che essa nasconde tra le pieghe. Pensiamo alla mutazione genetica in corso nelle categorie della politica. Il successo del miliardario americano è spiegato come il trionfo dello scontento della gente comune contro lo strapotere delle élite. La conseguenza di questa interpretazione condurrebbe al superamento della tradizionale antitesi “destra-sinistra” a beneficio dell’instaurarsi di un nuovo binomio alternativo: “Alto-Basso”. Cioè: élite contro masse, primi contro ultimi, establishment contro popolo. Se questo nuovo schema dovesse imporsi anche in Italia, per il centrodestra sarebbe la fine. Perché a rappresentare al meglio la nuova dicotomia vi sarebbero i renziani da una parte e i grillini dall’altra. Il Movimento Cinque Stelle, superficialmente considerato populista, è in realtà un prodotto riuscito del peggiore qualunquismo innervato da un’odiosa vena giustizialista. Un abbattimento degli antichi steccati ideologici gli consentirebbe, una volta affrontato il nodo della sua trasformazione nella forma partito, di assumere la primazia nella difesa delle istanze dei ceti popolari e meno abbienti che, nel corso del Novecento, furono terreno di caccia del Partito Comunista Italiano. Con una differenza sostanziale: per aggregare numeri vincenti i grillini trascinerebbero verso un riposizionamento strategico, nell’area della sinistra antagonista intra-parlamentare, una porzione consistente dell’elettorato nativo della destra deprivato di una coerente proiezione nella rappresentanza politica.

Per questo motivo l’errore più grande che il centrodestra oggi possa compiere è di rassegnarsi all’idea della morte del bipolarismo e alla nascita di un anomalo tripolarismo. Anomalo perché il possibile terzo polo grillino non sarebbe generato dalla tradizione di una grande famiglia politica di riferimento, italiana o europea, ma somiglierebbe ad una specie di parassita nutrito dalle altrui insufficienze e contraddizioni.

Salvini e Parisi, piuttosto che litigare, si concentrino a fronteggiare il pericolo grave e imminente che si chiama Movimento Cinque Stelle. Prima gli si prosciughino i pozzi elettorali con una potente azione unitaria sul piano delle diagnosi e delle terapie degli odierni mali che affliggono le società dell’Occidente avanzato e, poi, in una ritrovata logica bipolare, ci si prepari a giocare la madre di tutte le battaglie contro la visione renziana dell’Italia, dell’Europa e del mondo conosciuto.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:01