Gli annunci a vanvera ed i rischi collaterali

Quello che preoccupa davvero non è tanto l’escamotage con il quale si è riusciti a far passare il quesito referendario attraverso un testo che chiaramente sembra studiato per favorire il “Sì”.

Del resto ci si poteva fare attenzione prima visto che il titolo dell’elaborato costituzionale è passato sotto gli occhi di tutti per più di due anni. Dunque sperare che ora dopo l’approvazione della Cassazione ci si ritorni sopra è semplicemente impossibile o quasi. La vera preoccupazione invece dovrebbe concentrarsi sulla spericolatezza, secondo noi, al limite del lecito e forse oltre, con la quale si insiste nel procurare allarme pubblico in caso di vittoria del “No”. Da settimane, infatti, si sente ripetere anche da rappresentanti istituzionali che se il referendum non passasse stabilità economica e fiducia dei mercati sarebbero a rischio.

Bene, anzi male, malissimo, scherzare opportunisticamente su temi così delicati con l’aria che tira intorno al debito sovrano non solo è scellerato, ma in qualche modo è una sorta di istigazione alla speculazione. Del resto non considerare che i grandi raider finanziari non aspettano altro per sfruttare suggestione e paura colpendo così a botta sicura, ci sembra davvero da incoscienti.

Insomma, scherzare con il fuoco con un tema che da presuntivamente fasullo potrebbe trasformarsi in presuntivamente possibile, solo grazie a un clima di catastrofe costruito ad hoc, dovrebbe essere vietato. Ancora di più dovrebbe esserlo per chi rappresenta l’Italia e dunque al di là della posizione di merito sul referendum deve tenere a cuore “in primis” il bene del Paese. Va da sé, infatti, che se poco poco la spietatezza della speculazione, delle scommesse finanziarie, della avidità dei mercati, prendesse sul serio tali ammonimenti da incoscienti, potrebbero veramente essere dolori.

Qui non si tratta di fare antagonismo a favore della propria ragione, di utilizzare il gioco duro per vincere, di usare anche argomenti politicamente forti, si tratta di andare al di là del buon senso e della intelligenza. Non può consentirsi che pur di vincere si giochi al massacro del Paese, prefigurando scenari apocalittici sulla stabilità economica, sul rating del debito pubblico, sulla fiducia degli investitori. Al contrario, deve essere chiaro che se anche vincesse il “No”, fatto per noi auspicabile, l’Italia resterebbe assolutamente stabile e libera di decidere democraticamente il proprio futuro in autonomia.

Ecco perché ogni messaggio vagamente ricattatorio su pericoli inesistenti, utili solo a intimorire e suggestionare i cittadini oltre ogni lecita dialettica politica, devono o dovrebbero essere vietati. Del resto che la campagna a favore del “Sì” sarebbe stata all’insegna dei fuochi d’artificio era prevedibile, ma che si sarebbe arrivato a dare messaggi tanto rischiosi, francamente no. Perfino in Inghilterra sulla Brexit i contendenti se le sono date di santa ragione, con motivazioni reciprocamente pesanti e dure assai, ma nessuno mai ha pensato di scherzare col fuoco fino a tanto.

Insomma, gli inglesi hanno parlato di possibile contrazione del Pil, interventi di aggiustamento monetario da parte della Banca centrale, ma di reale pericolo di stabilità finanziaria del Regno Unito mai. Nessuno ha prefigurato possibili attacchi al debito sovrano inglese o alla tenuta del sistema fino al collasso. Un approccio duro ma diverso dal nostro, oltretutto si è visto che il risultato della Brexit non è stato nemmeno prossimo alle previsioni più sfavorevoli, che pure in campagna elettorale si annunciavano.

Bene, anzi male, e visto che oltretutto l’Italia non è l’Inghilterra e la sua solidità complessiva è certamente meno forte smettiamola con dichiarazioni inutili e scriteriate fatte ad hoc. Gli italiani devono votare in un clima che seppure denso di polemica politica, di contrapposizione tosta, fra i contendenti referendari, li metta in grado di esprimere un giudizio convinto e sereno e non plagiato dal timore e dall’ansia. Nessun Governo, nessuna maggioranza, nessuno schieramento, può permettersi di giocare equivocamente sulla pelle del Paese. Sia chiaro una volta per tutte.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:54