
I segnali di una campagna elettorale per il referendum, falsa e bugiarda, c’erano tutti. Matteo Renzi aveva addirittura iniziato i fuochi artificiali col colpo scuro che normalmente chiude lo spettacolo pirotecnico, dichiarando che “se perdo il referendum costituzionale considero fallita la mia esperienza politica” e tentando di trasformare il referendum in un plebiscito sulla sua persona. E per giorni ha fatto il giro delle sette chiese (chiaramente le televisioni) per sostenere che quando si mette la faccia bisogna avere il coraggio di arrivare fino in fondo con le proprie dimissioni. A scanso di equivoci, lo stesso ha fatto Maria Elena Boschi dichiarando che anch’essa se vincono i “No” farà come il Premier.
Ma è durato poco. Quando ha visto che quella specie di “ricatto” (per ottenere un’Italia “addolorata e affranta” per la sua perdita) non produceva alcun risultato, ma otteneva addirittura l’effetto contrario, consigliato dai suoi, ha deciso di cambiare musica passando al suo spartito preferito annunciando mance e mancette a go-go e roba varia. Annunci di mance agli studenti (la cultura gli sta molto a cuore!), di mance ai pensionati, annuncio del rinnovo di contratto agli statali, annuncio che presto caleranno le tasse, che nel 2018 scenderà l’Irpef, che si riapre la concertazione con i sindacati, e poi tagli di nastri di opere realizzate da altri governi e finite mentre è in carica il suo Esecutivo.
Non ha dimenticato neppure le regioni più abbandonate del Paese, la Sicilia e la Calabria, alle quali ha fatto credere che realizzerà il Ponte sullo Stretto, quell’infrastruttura che serve al Paese, per non essere tagliato fuori dal business delle merci in transito nel Mediterraneo, ma serve anche alle due regioni per essere agganciate all’Italia e all’Europa usufruendo dell’Alta Velocità che oggi è loro negata. La diffidenza dei cittadini siculi-calabri,superato il momento dell’euforia quando Renzi rispose ad un giornalista che il Ponte “certo che si farà”, è ormai abbastanza consolidata avendo capito che tutto è finalizzato a “rubare” il loro voto positivo nel referendum costituzionale d’autunno.
Anche gli endorsement dell’Ambasciatore Usa e della Merkel, espressi per dare una mano d’aiuto al giovin fiorentino, sono stati un vero e proprio buco nell’acqua e sono serviti solo a dimostrare quanto sia in salita la campagna elettorale del giocoliere toscano, ed allora... fiato alla trombe e, al ritorno da Bratislava dopo aver firmato e concordato anche le virgole su quanto si decideva, spara a palle concatenate contro la Merkel e contro l’Europa. Un attacco senza precedenti che somiglia tanto a quelli fatti senza soluzione di continuità da Grillo e da Salvini. Un attacco che ha tutto il sapore di una operazione nata con riferimento ai problemi domestici e con l’occhio rivolto al referendum costituzionale. Renzi sa, infatti, quanto diffuso sia “l’amore” degli italiani verso la Cancelliera tedesca, che viene considerata la responsabile principale dei guai italiani e, quindi, spera di conquistare alla causa “dell’uomo solo al comando” un’altra fetta di consenso.
Renzi in pratica è all’ultima spiaggia dato che il resto gli sta crollando addosso inesorabilmente. La crescita segna calma piatta con lo zero senza virgola; il Jobs act, che lo vedeva trionfante, esauriti gli incentivi, mostra il drammatico bluff certificato da 382mila assunti in meno da gennaio a luglio 2016 rispetto all’anno precedente; la spending review è solo un miraggio; le imprese che si erano cullate delle promesse renziane aspettano ancora il rimborso di 61 miliardi di crediti vantati dallo Stato; le tasse continuano a dilaniare le famiglie ed a distruggere il settore immobiliare; le opere pubbliche sono in continuo regresso come dimostra l’A3 che per poterla inaugurare si bloccano gli ultimi 4 cantieri brindando ad un’opera incompiuta.
Stante così le cose al ducetto non rimane altro che sperare sul referendum che cancellando le opposizioni, liquidando i contrappesi, e riempiendo il Parlamento di yesman (più di quanto non si verifichi oggi) può fargli continuare l’avventura che è estremamente pericolosa. Senza contrappesi, con una democrazia mutilata, e il potere in due sole mani chi può, per esempio, bloccare addirittura, per esempio, la messa in stato di accusa del Presidente della Repubblica o dei giudici della Consulta? Si rischia di avere un Erdogan in miniatura certamente, ma sempre di un Erdogan si tratterà, indipendentemente se vincerà Tizio, Caio o Sempronio. Per questo bisogna votare “No” senza alcun tentennamento e far votare “No”.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:53