La ghigliottina M5S sulla testa dell’italiano

La separazione dei poteri, principio fondamentale dello stato di diritto, verrebbe messa in discussione qualora i Cinque Stelle prendessero il governo dell’Italia. Affermazione un po’ pesante, ma confortata dalle rivelazioni di un grillino pentito, che desidera l’anonimato, certo della virulenza vendicativa dei grillini e della Rete al seguito. Secondo il “militante pentito”, obiettivo del governo nazionale pentastellato sarebbe una riforma costituzionale in grado di sospendere le garanzie democratiche in nome di una fumosa lotta a mafia, evasione fiscale ed alto senso d’illegalità radicato nell’intero popolo italiano: parrebbe che simile linea riscontrerebbe il plauso certo di Unione europea e Stati Uniti. Di fatto le tre funzioni dello Stato (legislazione, amministrazione e giurisdizione) verrebbero garantite dalla sola magistratura.

“Mi sono spaventato ed indignato, i pentastellati sono dei talebani - confessa il pentito - al loro interno c’è una fazione egemone, per evidenti rapporti di sudditanza verso le procure, che sogna un Parlamento composto dai soli magistrati di carriera. Vorrebbero che gli onorevoli venissero scelti tra magistratura ordinaria civile e penale, contabile e amministrativa, quindi che per sedere in Parlamento il primo requisito sia aver vinto il concorso in magistratura”.

 Ecco che una fazione del M5S sarebbe disposta ad allontanarsi dalla vita pubblica, considerando coronata la propria missione, solo quando entrassero nelle aule della politica esclusivamente i magistrati. È evidente che la “fazione ombra” sia all’asciutto di storia, filosofia e diritto, e nemmeno i vertici del direttorio (Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista) pare abbiano letto Montesquieu. Quest’ultimo è il filosofo francese che ebbe a maturare la moderna teoria della separazione dei poteri, ne scriveva nel suo “Spirito delle leggi”. Sosteneva Montesquieu che “chiunque abbia potere è portato ad abusarne; egli arriva sin dove non trova limiti... Perché non si possa abusare del potere occorre che... il potere arresti il potere”.

Parafrasando il filosofo francese, certi grillini sognano una “sovranità indivisibile e illimitata” per la sola classe giudiziaria, che loro vorrebbero porre sullo stesso piano dei sacerdoti nelle teocrazie pagane che hanno preceduto la nascita di Cristo. E non poco ci spaventa che la paralisi della Roma di Virginia Raggi e compari venga estesa all’intero Stivale. Soprattutto, ci s’interroga su quale fazione interna possa prendere il sopravvento, nell’eventualità di una loro conquista del Paese. Anche la scelta di indicare il vertice del partito come “direttorio” ci lascia non poco perplessi, anche perché il termine è chiaramente mutuato dall’organo posto al vertice delle istituzioni francesi nell’ultima parte della Rivoluzione, durante il cosiddetto termidoro, che a parer dei ghigliottinatori avrebbe posto fine al “Terrore” nell’Anno Secondo della Rivoluzione.

Di fatto, proprio dal direttorio prese forma il governo dittatoriale delle cosiddette repubbliche sorelle della Francia rivoluzionaria. È storicamente dimostrato quanto il direttorio si sia dimostrato fallimentare. Favorendo nella Francia pre-napoleonica un governo disarmato, estremamente instabile, imbelle. Per certi versi una sorta di lontana fotocopia la stiamo vivendo con la giunta Raggi. Ma i direttori aprono quasi sempre la porta alla provvidenziale autocrazia. Napoleone trovava la strada spianata: il sistema direttoriale permise, in poco più di un lustro, al parvenu italiano “corso d’Aiaccio” di sfruttare a pieno i propri incredibili successi militari. Ed è grazie al Bonaparte che la cultura direttoriale venne esportata fuori dai confini francesi, nelle repubbliche satelliti, nell’Italia giacobina e figlia ignara del bonapartismo, di cui Beppe Grillo ne è consapevolmente intriso. Ma a chi conviene la sospensione delle volontà sovrane del popolo italiano? A chi giova che l’élite giudiziaria s’avvicendi in Parlamento? Chi trarrebbe vantaggio da un direttorio eterodiretto che di fatto si sostituisce a giunte comunali e regionali e quindi alle istituzioni locali? Dalla padella stiamo finendo nella brace, e perché ci diranno che questo permetterà che nessun italiano faccia più lavori abusivi per portare il pane a casa, che le mafie verranno piegate, che l’evasione scomparirà totalmente. Tutte cazzate, è la fine della nostra libertà: non avremo più risparmi né un tetto di proprietà né un lavoro sicuro.

I grillini non possono e non devono essere il dopo Renzi. E non dobbiamo più identificare Grillo con i grillini: infatti Di Maio e Di Battista non si fidano più del menestrello genovese, sono infatti alla ricerca di un nuovo padrone. In questa fase, molto pericolosa, potrebbero operare una pre-svendita dell’Italia al miglior offerente occidentale. Anche Grillo lo ha capito, ecco perché ora apre al proporzionale. Se il popolo volesse riacquistare la libertà, dovrebbe tornare all’impegno politico, ai partiti identitari e storici... a tutto ciò che faceva dell’Italia una nazione libera di produrre, eleggere parlamenti e stampare moneta.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:02